Caivano (Napoli) – Avevano preso in mano le redini del clan Angelino-Gallo durante la latitanza del boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, garantendo continuità a un sistema di estorsioni consolidato, basato su una vera e propria “lista nera” di vittime da colpire, tramandata da generazione criminale a generazione criminale.
Per questo motivo Giovanni Barra, 39 anni, noto come “Giovanni o’ scucciato”, e Roberto Alfio Maugeri, 33 anni, sono finiti in carcere. A eseguire l’ordinanza sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. L’indagine ha portato alla luce una trentina di casi di estorsione compiuti a danno di imprenditori e commercianti di Caivano, estorsioni spesso già note al clan e tenute in vita con metodi intimidatori.
L’operazione si inserisce nel solco dell’inchiesta che, nel marzo 2024, aveva portato all’arresto di 14 persone per fatti analoghi, tra cui il favoreggiamento della latitanza dello stesso Tibiuccio.
Sempre su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, un secondo blitz dei carabinieri – questa volta del comando di Casoria – ha portato all’arresto di 16 persone, ritenute a vario titolo gravemente indiziate di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi. Tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Tra i destinatari delle misure cautelari anche Francesco Ullero, ritenuto a capo dell’omonimo clan radicato a Cardito. Secondo quanto ricostruito dalla procura partenopea, l’organizzazione gestiva diverse piazze di spaccio e imponeva il pagamento del pizzo anche a cittadini privati.
Uno degli episodi più inquietanti riguarda un impresario di onoranze funebri, al quale sarebbe stato imposto il versamento di almeno cinquecento euro per ogni funerale. In caso contrario, gli avevano promesso che avrebbe trovato “il morto in auto”.