Omicidio Denisa, tre agenti penitenziari indagati per aggressione al killer in carcere

di Redazione

La procura di Prato ha aperto un fascicolo d’indagine nei confronti di tre agenti della polizia penitenziaria per l’aggressione subita in carcere da Vasile Frumuzache, il detenuto reo confesso dei brutali omicidi di Ana Maria Andrei e Denisa Maria Adas. I reati contestati sono rifiuto di atti d’ufficio e lesioni colpose. Al centro dell’indagine, quanto accaduto il 6 giugno scorso, quando Frumuzache fu vittima di un gesto violentissimo: un altro detenuto gli versò sul volto e sugli arti un pentolino di olio bollente misto a zucchero, provocandogli ustioni gravi.

Secondo l’accusa, nonostante le disposizioni impartite dalla Procura per garantire la sua incolumità, Frumuzache non fu adeguatamente protetto. “È un dato di fatto che non si è riusciti ad assicurare il richiesto controllo e protezione nei confronti di Vasile Frumuzache, poche ore dopo il suo ingresso in carcere”, si legge negli atti. I tre agenti indagati sono un 24enne originario di Caserta, un 40enne di Belvedere Marittimo (Cosenza) e un 45enne di Napoli.

Scandalo in carcere: telefoni, droga e agenti corrotti – Parallelamente all’inchiesta sull’aggressione, la Procura ha avviato un’operazione più ampia all’interno del carcere di Prato, volta a smantellare una rete illecita di ingresso di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. L’indagine ha coinvolto i reparti di Alta e Media Sicurezza, che ospitano anche detenuti per reati di stampo mafioso.

Nel mirino sono finiti 127 detenuti, di cui 27 formalmente indagati, oltre a 8 agenti penitenziari: quattro sospettati di condotte corruttive, altri quattro al centro di rapporti anomali con personale addetto alle pulizie. Secondo quanto ricostruito, telefoni e droga arrivavano nel carcere in diversi modi: nascosti nei pacchi dei colloqui, inviati per posta, introdotti da personale interno e, in alcuni casi, da poliziotti penitenziari che – come ipotizza la Procura – avrebbero ricevuto compensi di alcune migliaia di euro.

In altri episodi, soggetti provenienti da Napoli hanno lanciato oltre il muro di cinta del carcere veri e propri palloni contenenti smartphone, oppure li hanno catapultati con fionde. I pacchi venivano poi recuperati da detenuti o lavoranti, con maggiore libertà di movimento all’interno dell’istituto. I telefoni venivano occultati nei luoghi più disparati: doppifondi, pentole, elettrodomestici, sanitari, buchi nei muri, sotto i water, nei piedi dei tavoli, dentro cartelline di plastica e persino all’interno del corpo umano, nella cavità anale.

Tre agenti indiziati di corruzione, perquisizioni in tutta Italia – Tre agenti tra i 29 e i 32 anni sono stati iscritti nel registro degli indagati per corruzione. A completare il quadro, dieci perquisizioni sono state effettuate a carico di nove indagati e un soggetto terzo, nelle province di Prato, Napoli, Arezzo, Roma, Firenze e Pistoia. Le schede telefoniche rinvenute erano intestate a persone fittizie e attivate in negozi di telefonia a Roma e Napoli. L’inchiesta, partita nel luglio 2024, ha già portato al sequestro di 34 telefoni cellulari e due sim card. Per i restanti 100 detenuti perquisiti, pur non risultando formalmente indagati, si ipotizza che abbiano beneficiato della disponibilità illecita di telefoni e stupefacenti, in un contesto carcerario sempre più fragile e permeabile alla corruzione.

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