Gaza, spese militari e referendum: scontro frontale alla Camera tra Meloni e l’opposizione

di Redazione

Un question time a Montecitorio che ha visto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni finire nel mirino delle opposizioni su più fronti: dal conflitto in Gaza all’aumento delle spese militari, passando per la sanità pubblica, la politica economica e il nodo dei referendum.

L’appello di Conte per Gaza e l’indifferenza della maggioranza – Un’aula spaccata, una richiesta simbolica e un gesto che ha fatto rumore più del silenzio. Durante il question time alla Camera, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha lanciato un appello affinché l’intero Parlamento osservasse un minuto di silenzio per le vittime civili di Gaza. “Un segno di umanità, senza colori politici”, ha detto, chiedendo di onorare “bambini, donne, giornalisti, tutte le vittime innocenti”. L’opposizione si è alzata in piedi, la maggioranza – premier Meloni in testa – è rimasta seduta. “Rimane seduta, presidente”, ha osservato Conte, mentre dai banchi di Fratelli d’Italia è partito un secco “sciacallo”. Meloni, dal canto suo, aveva già risposto al deputato di AVS Angelo Bonelli ribadendo la posizione italiana: “Non abbiamo condiviso diverse scelte del governo israeliano, lo abbiamo detto chiaramente. Ma siamo consapevoli che non è stato Israele a iniziare le ostilità e che l’attacco di Hamas aveva un disegno ben preciso e disumano, con crudeltà inaudita sugli ostaggi”.

Difesa e spese militari: il duello Meloni-Conte – Ma è sul tema delle spese militari che la schermaglia ha preso toni ancora più accesi. Conte, ora tra i più vocali nel criticare l’aumento degli investimenti nella Difesa, si è sentito rispondere dalla premier con sarcasmo tagliente: “Questa sua nuova passione antimilitarista è affascinante. Ma dov’era quando da presidente del Consiglio, in piena pandemia e con un Fondo sanitario nazionale di 18 miliardi inferiore a oggi, firmava per portare le spese militari al 2% del Pil?”. Poi l’affondo: “Sarà stato un altro dei tanti ‘Giuseppi’ che abbiamo visto in questi anni”. Meloni ha quindi confermato l’intenzione del governo di mantenere quegli impegni “sottoscritti anche da voi”.

Sanità pubblica: botta e risposta con Schlein – La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha incalzato l’esecutivo sulla progressiva erosione del sistema sanitario pubblico. La replica di Meloni è stata tagliente: “È difficile confrontarsi con chi mente per propaganda. Ma i numeri parlano chiaro: il Fondo sanitario è oggi a quota 136 miliardi, dieci in più rispetto al 2022. Nessun governo Pd ha mai stanziato simili risorse”. La presidente ha poi annunciato l’intenzione di riscrivere il Piano sanitario nazionale invitando l’opposizione a “dare una mano, invece di sperare nel fallimento per risalire nei sondaggi”.

Magi in Aula da fantasma e il caso referendum – La protesta più scenografica è arrivata dal segretario di Più Europa Riccardo Magi, che si è presentato in Aula travestito da fantasma per contestare l’invito della maggioranza all’astensione ai referendum dell’8 e 9 giugno. “Presidente Meloni, si ricorda quando nel 2016 accusava i governi di silenziare i referendum?”, ha gridato mentre veniva allontanato dai commessi, su ordine del presidente della Camera Lorenzo Fontana. La premier ha assistito alla scena con un sorriso.

Sicurezza, Meloni annuncia nuove assunzioni – Nel suo intervento, Meloni ha voluto anche lanciare un messaggio rassicurante sul fronte della sicurezza. “Il governo ha disposto l’invio di oltre 13.500 unità tra carabinieri, poliziotti e finanzieri, cui si aggiungono circa 3mila vigili del fuoco. Aiuteremo chi ci aiuta e proteggeremo chi ci protegge”, ha dichiarato.

Auto elettrica e neutralità tecnologica: “No a regali alla Cina” – Sul tema della transizione ecologica nell’automotive, Meloni ha ribadito l’intenzione di mantenere aperte tutte le opzioni tecnologiche: “Limitarsi all’elettrico sarebbe un favore alla Cina, che oggi domina quella filiera. Vogliamo riaffermare il principio di neutralità tecnologica, inserito per la prima volta nelle conclusioni del Consiglio europeo di marzo, anche grazie al nostro lavoro”.

L’accordo con Stellantis: “Investimenti garantiti fino al 2030” – La premier ha poi parlato della trattativa in corso con Stellantis: “C’è un impegno a non chiudere stabilimenti in Italia, a investire circa 2 miliardi l’anno e a fare acquisti per 6 miliardi dai fornitori italiani fino al 2030”. Un’intesa, ha detto, che andrà monitorata senza favoritismi.

Spread sotto quota 100? Ma Giorgetti dissente – Uno dei passaggi più controversi è stato quello sullo spread. “Siamo sotto i 100 punti base, segno che i nostri titoli di Stato sono più sicuri di quelli tedeschi”, ha affermato Meloni. Ma il video della seduta mostra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti scuotere la testa più volte, per poi voltarsi verso il ministro Francesco Lollobrigida e commentare sottovoce. La dichiarazione ha acceso le critiche del Movimento 5 Stelle, che ha definito “grottesca” l’uscita della premier: “Il rendimento del Bund è salito, non certo grazie a Meloni. Il Btp italiano resta il più caro d’Europa. Non c’è alcun miracolo economico di Palazzo Chigi, solo un contesto favorevole che coinvolge tutta l’eurozona”.

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