Un tricolore sul feretro, l’inno di Mameli nella piazza simbolo della città, lo sguardo sorridente di un giovane nella grande foto all’interno della basilica. Napoli ha detto addio a Michele Noschese, in arte Dj Godzi, il 36enne trovato morto nella sua abitazione di Ibiza nella notte tra il 18 e il 19 luglio. Ma dietro il dolore composto della famiglia e l’omaggio commosso degli amici, resta il peso di una vicenda ancora tutta da chiarire.
L’abbraccio della città – I funerali si sono svolti questa mattina nella Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola, in piazza del Plebiscito, alla presenza di numerosi esponenti del centrodestra napoletano, tra cui l’assessore regionale Mario Morcone e il consigliere regionale della Lega Severino Nappi. Un picchetto della Croce Rossa Italiana ha accompagnato la cerimonia. Al termine della funzione, la famiglia ha voluto far risuonare in piazza l’inno nazionale, trasformando il commiato in un gesto di dignità e orgoglio.
Le parole del padre – «L’ultimo giorno che sono stato a Ibiza ho parlato con il capo della Guardia Civil, ci siamo chiariti molte cose, non da dottore a comandante, ma da uomo a uomo», ha raccontato Giuseppe Noschese, padre della vittima. Parole che lasciano intendere come il caso resti aperto e denso di interrogativi. Il padre ha dichiarato di «fidarsi assolutamente delle autorità italiane e di quelle spagnole» e di aver ricevuto «il sostegno di tutte le autorità italiane, politiche, militari e religiose». Ha aggiunto: «È stata fatta la perizia e c’è segreto istruttorio. È stato disposto il seppellimento e non la cremazione, quindi si potranno fare in futuro altri esami». E nel ricordare il figlio ha detto: «A 36 anni è riuscito ad avere un successo planetario. È riuscito a realizzare il suo sogno bruciando le tappe».
Il ricordo in chiesa – A celebrare le esequie è stato il cappellano della basilica, Mario Savarese, che ha ricordato così il giovane: «Michele, sei stato e sarai per sempre uno di noi. Sei stato un giovane attaccato alla vita, alla musica, allo sport e oggi sei stato chiamato in cielo per una festa. La tua vita è stata impegnata nella ricerca di Dio e lo hai incontrato con lo studio, il calcio, ma soprattutto con il dono della musica. Hai trasformato la tua passione in arte, hai donato al mondo la tua arte, e la tua musica è un messaggio di bellezza, di speranza e di vita che resterà con noi come testimone eterno del tuo passaggio».
Un’inchiesta ancora aperta – Le circostanze della morte di Dj Godzi sono tutt’altro che definite. Secondo la Guardia Civil, il 36enne avrebbe avuto un malore legato all’assunzione di sostanze stupefacenti, tesi supportata dagli esami tossicologici eseguiti in Spagna. Ma i familiari, e in particolare il padre, contestano questa versione, definendo quegli accertamenti “frettolosi” e la diagnosi “grossolana”. Alcuni testimoni presenti la notte del decesso riferiscono invece che il dj sarebbe stato “ammanettato mani e piedi, immobilizzato a terra e colpito” dagli agenti intervenuti dopo una segnalazione per disturbi notturni. Elementi che sarebbero stati confermati da una seconda autopsia condotta in Italia, a Roma, dove sono stati eseguiti anche nuovi esami tossicologici. Segni compatibili con percosse sono ora al vaglio della Procura della Capitale, che dovrà chiarire se quella notte a Ibiza si sia consumato un abuso o una tragica fatalità. IN ALTO IL VIDEO