Anno 2020: la svolta tecnologica italiana tra alti e bassi

di Redazione

L’anno che sta per finire ci ha costretti a dare un’accelerata importante all’utilizzo della tecnologia. Anche coloro che erano poco avvezzi a questi strumenti si sono trovati costretti ad “arrendersi” alle varie app su smartphone ed ai programmi disponibili su pc. I risultati, però, non sempre sono stati perfetti. Basti pensare alla didattica a distanza, alle difficoltà dell’applicazione Immuni ed al famoso cashback. – continua sotto – 

Ci sono stati, però, anche esempi virtuosi di tecnologie che hanno funzionato come i casino e lo smart working che nel privato ha senz’altro avuto effetti migliori rispetto alla pubblica amministrazione. – continua sotto – 

Secondo una recente statistica nei primi mesi dell’anno un terzo dei dipendenti italiani, pari a 6,58 milioni di unità, ha lavorato da remoto. Secondo questi numeri il 97% delle grandi imprese ha adottato lo smart working come soluzione innovativa, mentre il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle Pmi si è rivolto allo smart working.  – continua sotto – 

Negli ultimi mesi di questo anno gli utenti che hanno lavorato grazie alla rete sono scesi a 5,06 milioni, suddivisi in 1,67 milioni nelle grandi imprese, 890 mila nelle Pmi, 1,18 milioni nelle microimprese, 1,32 milioni nella Pa: in media i lavoratori nelle grandi aziende private hanno lavorato da remoto per la metà del loro tempo lavorativo (circa 2,7 giorni a settimana), nel pubblico 1,2 giorni a settimana. – continua sotto – 

Questi numeri non frenano però il successo di questo nuovo modo di lavorare che sembra essere destinato a far parte anche del futuro. Si stima, infatti, che nei prossimi anni i lavoratori agili che lavoreranno almeno in parte da remoto, saranno complessivamente 5,35 milioni, di cui 1,72 milioni nelle grandi imprese, 920mila nelle Pmi, 1,23 milioni nelle microimprese e 1,48 milioni nelle Pa. Per adattarsi a questa “nuova normalità” del lavoro il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate di lavoro da remoto, portandole in media da uno a 2,7 giorni alla settimana, una su due modificherà gli spazi fisici. – continua sotto – 

Seguendo questo andamento le grandi imprese sono pronte ad intervenire sugli spazi fisici a disposizione differenziandoli e rendendoli più comodi per lo smart working. C’è anche chi non prevede riprogettazioni ma cambierà le modalità d’uso; solo l’11% tornerà a lavorare come prima. Il 36% delle grandi imprese modificherà i progetti di smart working in corso e digitalizzerà i processi. Circa il 70% di chi ha un progetto di lavoro agile aumenterà le giornate in cui è possibile lavorare da remoto, passando da un solo giorno alla settimana prima della pandemia a una media di 2,7 giornate a emergenza conclusa. Il 65% coinvolgerà più persone nelle iniziative, il 42% includerà profili prima esclusi, il 17% agirà sull’orario di lavoro. – continua sotto – 

Il processo di digitalizzazione delle imprese – Quel che è certo è che in Italia è stato avviato un importante processo di digitalizzazione delle imprese. Non a caso abbiamo sentito sempre più spesso parlare di contact tracing, ossia una delle tecnologie più utilizzate in tutto il mondo fin dallo scorso marzo. In Italia il fulcro delle discussioni è stata l’app Immuni, scelta dal Governo e approvata dal Garante per la protezione dei dati personali per effettuare il tracciamento dei contatti tra gli individui senza rinunciare alla tutela della loro privacy. – continua sotto – 

In Italia l’app non è stata resa obbligatoria. Solo in Slovenia è accaduto. Lo stato è l’unico che ha reso obbligatorio per legge l’utilizzo di app di controllo dei contatti e del rispetto del distanziamento, mentre in Russia alle persone risultate positive al virus è imposto l’uso di una app che controlla che rimangano in isolamento. – continua sotto – 

Il fenomeno cashback – Negli ultimi giorni non si parla d’altro, anche se non è chiaro a tutti il meccanismo dell’app IO. Si tratta dell’App lanciata dal Governo e che permette di ottenere il rimborso del 10% (fino a 150 euro) per gli acquisti attraverso carte di credito e bancomat, e gli italiani hanno preso d’assalto la app attraverso cui caricare le spese. – continua sotto – 

Per avere accesso al rimborso occorre innanzitutto munirsi di Spid, ossia dell’Identità Digitale ed accedere così ai servizi della pubblica amministrazione, o carta d’identità elettronica. Poi va scaricata sul telefonino l’app Io, con l’ultimo aggiornamento che renderà operativo il servizio nella sezione “Portafoglio”. In ultima analisi si potranno registrare le carte oppure gli altri metodi di pagamento con cui si intende partecipare al programma e indicare il codice Iban su cui si vuole ricevere il rimborso. Chi già ha registrato le sue carte sulla app dovrà solo cliccare sul pulsante “Attiva il cashback”.

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