Spaccio di droga in negozio di abbigliamento: 3 arresti tra Sessa Aurunca e Cellole

di Redazione

 I carabinieri della stazione di Baia Domizia hanno tratto in arresto tre soggetti ritenuti responsabili dei reati di detenzione ai fini di spaccio di cocaina e hashish, consumati tra Sessa Aurunca e Cellole nel periodo dal 2016 al 2018.

Le indagini, dirette dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, e delegate ai militari di Baia Domizia, hanno permesso di accertare che gli indagati avevano organizzato una fiorente piazza di spaccio a Sessa Aurunca, Baia Domizia e Cellole, il cui fulcro ruotava intorno a due attività commerciali, entrambe riconducibili a Raffaele Boccia – il quale si avvaleva della collaborazione determinante del figlio Francesco – e di Pamela Piccolo, impiegata quale commessa nel suo negozio di abbigliamento a Cellole. Questi esercizi commerciali erano divenuti punti di riferimento per gli assuntori di stupefacenti che quotidianamente, a mezzo telefono, si rivolgevano a Boccia, chiamandolo con appellativo di copertura (“Zio Raf”), termine utilizzato per far cogliere lo scopo delle comunicazioni, come volte all’acquisto di stupefacente.

Boccia provvedeva direttamente, o indirettamente, tramite il figlio Francesco e la commessa Pamela Piccolo, alla consegna dello stupefacente. Veniva tenuta anche una contabilità, parallela rispetto alle attività commerciali, illecita, connessa al calcolo delle transazioni di droga. Attraverso numerosi servizi di osservazione controllo e pedinamento e una costante opera di monitoraggio telefonico delle utenze utilizzate usate dai soggetti indagati, era possibile effettuare alcuni riscontri e acquisire decisivi elementi in ordine ai delitti, ricostruzione confortata anche attraverso l’audizione degli acquirenti: venivano, infatti, interrogate circa 40 persone che confermavano di aver acquistato dagli indagati in più occasioni ed in tempi diversi sostanze stupefacenti. Boccia veniva tradotto nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, mentre il figlio e la dipendente del suo negozio di abbigliamento, denominato “Occhi d’Argento”, sottoposti al regime dei domiciliari.

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