NAPOLI. «La decisione di operare, con il nuovo Statuto della Regione Campania, un esplicito riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto rappresenta una scelta sbagliata sia nel metodo che nel merito».
E quanto sostiene Antonio Sicignano, vicepresidente regionale dei Circoli della Libertà della Campania, con riferimento allart. 8, comma 1, lett. e) del nuovo Statuto della Campania, dove tra gli obiettivi della Regione sono ricompresi il riconoscimento ed il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio ed alle unioni familiari, nel rispetto dei principi dettati dagli articoli 3, 29 e 30 della Costituzione orientando a tal fine le politiche sociali, economiche e finanziarie e di organizzazione dei servizi. «Nel metodo spiega Sicignano – perché è inaccettabile introdurre una norma di così evidente rilevanza sociale in silenzio, senza interpellare i cittadini ed in un documento importantissimo per lintera Regione come lo Statuto che tutto il Consiglio Regionale ha finalmente approvato in modo bipartisan. Nel merito continua – perché parlare semanticamente di unioni familiari diverse da quelle matrimoniali è anticostituzionale, in quanto bisogna mettersi bene in testa che nella Costituzione di famiglia ve ne è una sola: ovvero quella fondata sul matrimonio. Tuttal più, si potrebbe parlare di unioni di fatto ed aprire un lungo discorso in merito, ma, anche in tal caso, si deve fare bene attenzione a non usare congiunzioni coordinative con la famiglia matrimoniale». A questo punto, secondo lesponente regionale del Movimento della Brambilla, non restano alternative. «Occorre farsi promotori di un referendum popolare per abrogare questa norma dello Statuto della Regione Campania che fa esplicito riferimento al riconoscimento delle unioni di fatto. Sia ben chiaro conclude Sicignano noi non siamo contro lo Statuto in se per sé, la cui approvazione rappresenta un risultato importante per tutta la Campania. Comunque, bene ha fatto il consigliere regionale di An Pietro Diodato ad alzare la voce sul punto ed a votare, in segno di protesta, anche contro lo stesso Statuto».