Il caso di Ornella Pedace: “Difenderò la mia casa”

di Redazione

Ornella PedaceTRENTOLA DUCENTA. Via Roma, numero 188: è questo l’indirizzo dell’abitazione di Ornella Pedace, che può essere considerata la Rossella O’Hara dei giorni nostri.

Almeno a Trentola-Ducenta. Ornella come Rossella, Via Roma come Tara, la terra che la protagonista di “Via col vento” difendeva strenuamente con tutte le proprie forze, respingendo qualsiasi vessazione, combattendo e sconfiggendo enormi difficoltà sia economiche che sociali. Un’eroina, insomma. Proprio come lei, Ornella, che vive in una casa ormai decadente, in compagnia della nonna novantaseienne. Sì, perché Ornella è orfana: anche la madre, assalita da un male incurabile, si è spenta circa un anno fa.

“Non posso tradire la memoria e le volontà di chi mi ha dato la vita: Dio solo sa quanti sacrifici abbia dovuto fare mia mamma per lasciarmi quest’appartamento. Lo difenderò con tutte le mie forze”. E’ ammirevole e straziante allo stesso tempo il coraggio di Ornella. Ma per quale motivo dovrebbe temere di perdere qualcosa che gli appartiene di diritto? Da cosa deve difendere la sua stessa proprietà? E perché questa casa, in pieno centro storico (a due passi da Piazza Missioni Estere) e parte di uno stabile avvolto dalle impalcature, sta letteralmente cadendo a pezzi? Che fine ha fatto la copertura dell’immobile, la cui rimozione ha dato via libera ad infiltrazioni di ogni tipo (per inciso, ecco il motivo dei muri inzuppati, dei solai fradici e gocciolanti, del corto circuito che ha messo parzialmente fuori uso l’impianto elettrico)?

la copertura rimossa“La storia ha avuto inizio tre anni fa, quando il resto dell’immobile è stato acquistato dalla ‘Fabiana Costruzioni’ della signora Margherita Musto, con la quale non ho mai avuto il piacere di confrontarmi visto che, fino ad oggi, il mio unico interlocutore in questa triste vicenda è stato il signor Luciano D’Alessio”. Il resto, quindi non tutto l’immobile, la casa che Genoveffa Picone avrebbe poi lasciato a sua figlia costituisce l’unica area non acquistata dalla Fabiana Costruzioni. “Da quel momento per noi ha avuto inizio l’inferno: hanno cercato in ogni modo di cacciarci di casa. Letteralmente buttarci fuori dalla nostra proprietà”, denuncia Ornella. “Ci fu anche proposta una permuta: la nostra proprietà in cambio di uno degli appartamenti che sorgeranno all’interno dello stabile, una volta ricostruito. Salvo poi rimangiarsi puntualmente la parola data, adducendo come scusante l’intenzione di voler semplicemente ristrutturare l’edificio. Ma si è sempre trattato soltanto di bluff. L’8 dicembre 2008, dopo la perdita di mia madre ed in presenza di ulteriori pressioni, ho protocollato una richiesta presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Trentola Ducenta, reclamando delucidazioni circa la situazione dello stabile”.

Ornella voleva semplicemente sapere se c’erano disposizioni ufficiali in merito a possibili lavori di ricostruzione o ristrutturazione da realizzare all’interno dello stabile: nessuna risposta però venne fornita all’istanza scritta. Anzi… “Agli inizi di gennaio, sento bussare alla mia porta: erano gli operai dell’impresa, che avevano appena montato i macchinari all’interno del cortile, e mi chiedevano di rimuovere i panni che vi avevo steso. Voglio precisare che, per testamento, ho diritto di accesso al giardino, quindi nessuno poteva né può intimarmi una cosa del genere”.

 Non si dà per vinta: presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, al Comune, ai vigili urbani e ai carabinieri. Parte un’inchiesta ufficiale che, come prima conseguenza, produce il blocco dei lavori per un anno. In seguito, dalle indagini dei carabinieri è emerso un elemento a dir poco inquietante, come spiega la stessa Ornella: “Tra i documenti sono state rivenute due super-Dia (denunce di inizio attività, datate maggio e novembre 2008) da cui risultava che io e mia madre eravamo a conoscenza (ed autorizzavamo) l’avvio dei lavori. Ovviamente le ho subito disconosciute, visto che nessuna delle due richieste presentava le nostre firme”.

Dopo qualche mese, precisamente il 6 aprile 2009, giunge l’ordinanza dell’Ufficio Tecnico che “nella necessità di rimuovere, a salvaguardia di pubblica e privata incolumità, tutte le situazioni di degrado dell’immobile e le condizioni di rischio riscontrate nel corso del sopralluogo dell’Utc”, disponeva tra l’altro una valutazione del rischio sullo stato di conservazione della copertura (che presentava lastre ondulate di Eternit). In virtù di questa ordinanza, dal luglio 2009 entra in scena la ditta specializzata ed autorizzata per l’esecuzione degli interventi di bonifica: “Prima il montaggio dei ponteggi nel cortile (ostruendomene l’accesso), poi la rimozione della copertura”. Da allora, più nulla. “Anche quest’intervento sembra studiato a tavolino. – dice Ornella – Che senso ha rimuovere la copertura senza mettere in sicurezza l’edificio? Vogliono costringermi in tutti i modi a sloggiare”.

Ma lei non molla, non può mollare. “Mia nonna è invalida, da cinquant’anni vive qui, obbligarla ad abbandonare questa casa significherebbe ucciderla”. Un dramma di fronte al quale la famiglia Pedace non vuole arrendersi: “Le indagini proseguono, a giorni ci sarà l’ispezione del perito tecnico nominato dal Giudice. Nel frattempo, ci troviamo con le spalle al muro. Siamo in pieno inverno, intrappolati nella morsa del freddo e dell’umidità, impossibilitati a prendere un’altra casa in affitto visto che la nostro unica forma di sostentamento economico è rappresentato dalla pensione di mia nonna”.

 E il Comune? Cosa intende fare? “Francamente non so cosa rispondere: tante volte ho chiesto aiuto alle istituzioni, finora non ho ricevuto che vuote rassicurazioni. Il sindaco troppo spesso ha allargato le braccia, offrendosi di mediare tra me ed il signor D’Alessio: ci aspettiamo un impegno diverso, concreto, un intervento risoluto e giusto. Anche l’ex assessore Cassandra ci aveva garantito il suo sostegno, assicurandoci che l’ente comunale si sarebbe fatto carico del fitto di una nuova casa almeno fino al termine dei lavori. Ma fino ad oggi alle parole non sono seguiti i fatti”.

I disperati appelli di Ornella non possono cadere nel vuoto: com’è possibile immaginare che le istituzioni rimangano inerti, considerando che quest’immobilismo mette seriamente a repentaglio le vite di due persone che, giorno dopo giorno, vedono la loro casa sbriciolarsi? “Ogni volta che piove siamo terrorizzati: non possiamo attendere che la magistratura faccia il suo corso. Per noi le lancette corrono fin troppo velocemente: possibile che l’ente comunale continui a non prendere alcun provvedimento? Possibile che si continuino ad ignorare tutte le intimidazioni più o meno velate di cui siamo state vittime negli ultimi tre anni?”.

L’auspicio è che la valorosa storia della pugnace Ornella non si risolva in un’immeritata sconfitta: una lunga, sfiancante, triste lotta contro i mulini a vento non è l’epilogo che merita la famiglia Pedace.

di Riccardo Dell’Aversana

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