Legge di Bilancio 2026, a Pisa confronto promosso dall’Associazione Commercialisti

di Redazione

Il dibattito sulla Legge di Bilancio 2026 si è acceso nel corso del 21esimo convegno nazionale Obiettivo Futuro. Tasse, lavoro e imprese. Cosa cambia con la Legge di Bilancio 2026, promosso dall’Associazione nazionale commercialisti e tenutosi a Pisa, nell’auditorium Concorde dell’hotel Galilei. Professionisti, rappresentanti del governo e delle forze politiche si sono confrontati sulle misure previste dalla manovra, tra compensazioni fiscali, quadro macroeconomico e interventi a sostegno del lavoro e delle imprese.

Gli indirizzi del governo – “Ci stiamo concentrando su alcune questioni che sono state segnalate anche dal mondo delle professioni e delle imprese. La prima riguarda le cosiddette compensazioni. La norma prevede che i crediti di imposta non possono essere compensati con i contributi sia Inps sia Inail; ci si sta orientando a eliminarla e questo è un primo dato. La cosa più complessa di questa Legge di Bilancio è legata proprio alle coperture, una legge di Bilancio di 18,7 miliardi che ci sta portando fuori dalla procedura di infrazione. Altro tema su cui si sta ragionando è quello dei dividendi, l’esenzione deve valere non solo per l’Ires ma anche per l’Irap ora abbassiamo la soglia dal 10% al 5% e stiamo valutando il costo della partecipazione”. Parole del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha indicato gli interventi in fase di definizione e le priorità dell’esecutivo.

Commercialisti tra riforme e criticità – Tono severo da parte del presidente dell’Associazione nazionale commercialisti Marco Cuchel: “E’ una legge di bilancio che deve fare i conti con le disponibilità finanziarie che ha il governo. Si procede alla rimodulazione della seconda aliquota Irpef che darà un risparmio limitato per il ceto medio di poche centinaia di euro all’anno. Sinceramente ci aspettavamo di più. C’è un restyling in materia fiscale ma auspichiamo misure più aggressive dal punto di vista delle semplificazioni. Importante la previsione della rottamazione quinques, o rateizzazione lunga, sulla quale come associazione abbiamo spinto molto per tentare di rimettere in bonis famiglie e imprese. Alcune cose sono da rivedere come il tasso di interesse alto rispetto alle rottamazioni precedenti o la necessità di allargare ulteriormente i margini per far rientrare in essa tutte le situazioni pendenti. Ne beneficerebbero il fisco e i contribuenti”.

Deleghe, sicurezza e tutele – Sul fronte del rapporto con l’Agenzia delle Entrate, è intervenuto il direttore Vincenzo Carbone: “Con la legge 234 del 2001 si riconosce la sospensione dei termini per impedimento dei professionisti. E’ un tema che ci sta molto a cuore per rendere omogenea l’azione degli uffici su tutto il territorio nazionale. Dobbiamo prevenire danni ai professionisti e ai contribuenti. A giorni ci sarà la nuova delega unica che entrerà a pieno regime dalla settimana prossima. Si tratta di una grande semplificazione che consente ai contribuenti di delegare i professionisti. Questa misura è frutto del confronto con i professionisti con il duplice obiettivo di rendere più semplice la gestione delle deleghe e dall’altra di garantire il massimo livello di sicurezza dei contribuenti”.

Le opposizioni all’attacco – Per Mario Turco, vicepresidente nazionale del Movimento 5 Stelle, la manovra certifica un aumento della pressione fiscale: “Questo governo ha aumentato la pressione fiscale arrivando al 42,8%. Un aumento che non si registrava da dieci anni. Il calendario fiscale era stato annunciato come altro obiettivo prioritario, e invece è rimasto pieno zeppo di adempimenti, così come la lotta alla burocrazia che pure è rimasta lettera morta. Poi il fallimento del concordato preventivo biennale. Infine, il tema della revisione contabile con una serie di accorgimenti del governo che hanno complicato tutto rafforzando gli obblighi e aumentando gli oneri”.

L’analisi è condivisa anche dal vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Misiani, che individua le cause aritmetiche dell’aumento della pressione: “La pressione fiscale della legge di Bilancio è un calcolo matematico: è il rapporto tra le entrate tributarie e contributive e il Pil. Le entrate tributarie e contributive sono cresciute per il fiscal drag, perché è stata abolita l’Ace, è stata aumentata l’accisa sul gasolio, perché quest’anno aumenta la tassazione sugli affitti brevi. Il Pil, invece, purtroppo, è fermo. Il Paese è in stagnazione. Se aumenta il numeratore e il denominatore ristagna è evidente che la pressione fiscale raggiunge il massimo degli ultimi dieci anni. Per fare ripartire la crescita, tutti sappiamo che ci sono i vincoli di bilancio, ma alcune operazioni a costo zero andavano e vanno fatte. Il costo dell’energia è un fattore che mina la competitività delle nostre imprese mentre abbiamo le imprese energetiche che fanno utili record”.
Critico anche il giudizio dell’europarlamentare Dario Nardella: “Sarà una manovra che non risolve i problemi strutturali del nostro Paese. Questa è la quarta manovra del governo Meloni, i nodi ci sono tutti e non sono sciolti. Penso al carovita, oggi chi ha una pensione di 600/700 euro non può andare a fare la spesa tranquillamente, l’inflazione nel carrello della spesa è del 3,5% ma penso anche a tanti giovani continuiamo ad avere un problema strutturale di occupazione giovanile e femminile. Se è vero che è diminuita la disoccupazione è anche vero che i salari sono tra i più bassi d’Europa e ai pensionati la manovra dà una mancia di venti euro per gli over 70 e non per tutte le categorie”.

Posizione dura arriva anche dal senatore Mauro Del Barba: “E’ una manovra priva di coraggio, assolutamente priva di spunti e che non fa crescere il Paese, lo certifica la manovra stessa. Nel momento in cui arriviamo allo 0,5 di crescita, sta terminando il Pnrr avremmo bisogno di crescere e dare prospettive ai giovani questa maggioranza si è rifugiata nel mettere in ordine i conti pubblici per nascondere la propria incapacità di pensare alle riforme”.

La difesa della maggioranza – Per Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, la rottamazione quinques rappresenta una svolta: “La rottamazione quinques è un’impresa riuscita e da subito abbiamo cercato di far capire che la rateizzazione lunga di nove anni senza sanzioni e interessi con tutte rate uguali e senza decadere per il mancato pagamento di una rata, è radicalmente diversa dalle precedenti. Siamo consci che aiuterà milioni di italiani, imprese, pensionati, lavoratori di rimettersi in bonis. Abbiamo presentato un emendamento migliorativo che non necessita di copertura che abbassa il tasso di interesse e stabilisce il decadimento con due rate non pagate e non più una sola cercando di recuperare anche i decaduti della rottamazione quater”.

Su una linea analoga Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia, rivendica gli interventi a sostegno del lavoro: “Sarà una manovra contenuta condizionata dal debito di 40 mld di euro generati dal superbonus ma sostiene il lavoro con il taglio del cuneo fiscale al 7%, abbiamo reso strutturale l’accorpamento delle aliquote irpef e abbassato quella mediana dal 35 al 33% per i redditi fino a 50mila euro con una media di 400 euro annui in più nelle tasche dei beneficiari, la detassazione degli straordinari notturni e festivi, abbiamo confermato il bonus mamme. Una manovra che guarda ai lavoratori e alle fasce più in difficoltà che sostiene il ceto medio che rappresenta la spinta propulsiva del Paese”.

Secondo Andrea De Bertoldi, la linea della maggioranza punta alla solidità dei conti: “Quella del 2026 sarà una manovra responsabile, seria che vuole far sì che i conti non ‘piangano’. L’Italia arriva un anno prima al rapporto deficit – pil sotto il 3%. Ciò comporterà uno spread minore, un rating migliore che favorisce la competitività”.

Lo scenario atteso – Tra le voci di mediazione, quella di Mario Civetta: “Attendiamo di leggere i testi definitivi della manovra, ma vista la situazione generale credo sia in linea con quello che potevamo attendere. Non sarà una finanziaria epocale ma in linea con le esigenze del Paese. Non ci aspettiamo grossi sacrifici per i contribuenti, questo è un passo avanti e siamo fiduciosi”.

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