Garlasco, Dna su unghie di Chiara compatibile con Sempio: ma non porta a identificazione certa

di Redazione

La nuova consulenza genetica depositata nell’incidente probatorio riapre uno dei capitoli più discussi del caso Garlasco. Gli accertamenti disposti sull’omicidio di Chiara Poggi indicano che il profilo genetico rinvenuto sulle unghie della vittima è compatibile con la linea maschile della famiglia dello studente oggi indagato, Andrea Sempio. Un esito che però non consente, secondo quanto scritto nella relazione, di identificare con certezza un singolo individuo. I biostatistici parlano di un “supporto moderatamente forte/forte e moderato” alla compatibilità genetica, mentre la genetista Denise Albani, autrice della perizia, spiega che il materiale disponibile ha prodotto solo “aplotipi misti parziali”, insufficienti a raggiungere un risultato considerato “certamente affidabile”.

La perizia genetica – Nel documento viene chiarito che le tracce rilevate sulle unghie non permettono di stabilire se il Dna sia stato depositato sotto o sopra, né da quale dito provenga. Restano ignote le modalità della contaminazione, l’eventuale trasferimento diretto o mediato, così come il momento in cui sarebbe avvenuta la deposizione. Viene inoltre precisato che “l’analisi del cromosoma y non consente di addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto”. La riconducibilità alla linea paterna di Sempio risulta “moderatamente forte/forte” per l’unghia della mano destra e “moderata” per quella della sinistra, senza però alcuna certezza individuale. Le conclusioni non si discostano, viene sottolineato, dagli esiti già ottenuti in precedenza dal professor Previderè, incaricato dalla Procura.

La posizione della difesa – Nettissima la reazione del legale del giovane, Liborio Cataliotti, che ha definito la consulenza “una prova inutile”. Intervenendo a “Mattino Cinque”, l’avvocato ha sostenuto che “può trattarsi di risultati falsi, sbagliati, fuorvianti” e, secondo la sua posizione, “vale zero”: non consentirebbe di stabilire se la traccia sia frutto di contatto diretto, né di collegarla al giorno dell’omicidio. Il difensore ha inoltre osservato che “la dottoressa Albani lo dice nella stessa perizia: sono più importanti le premesse delle conclusioni”, arrivando a paragonare il contenuto della relazione “a un sondaggio prima delle elezioni rispetto al risultato delle elezioni, come un palazzo privo di fondamenta”.

Indagini e scenario probatorio – Secondo la Procura, il Dna rappresenta soltanto uno degli elementi raccolti negli ultimi mesi sul conto di Sempio. Nel fascicolo sono citate l’“impronta 33” sul muro delle scale della villetta di Garlasco, le telefonate definite anomale verso l’abitazione dei Poggi e il biglietto del parcheggio di Vigevano. A questi si affianca l’inchiesta di Brescia per corruzione in atti giudiziari che vede indagato l’ex magistrato Mario Venditti, accusato di aver ricevuto denaro per scagionare Sempio nel 2017. Per il 37enne si tratta della seconda indagine in otto anni. “C’è un certo accanimento, spero in buona fede”, ha commentato di recente Sempio, raccontando di vivere isolato: “Sono tornato nella cameretta in cui stavo una volta, chiuso lì, non posso fare niente. È come essere ai domiciliari”.

Le ulteriori analisi – Oltre alle tracce genetiche, sono stati esaminati anche gli “acetati” delle impronte rinvenute sulla scena del crimine. Sessanta reperti sui quali non è stato individuato sangue e da cui non sono stati estratti profili genetici utili. I riscontri sui materiali della pattumiera dell’abitazione hanno restituito solo Dna di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, così come quello isolato sul tappetino del bagno. Nemmeno i tamponi hanno offerto indicazioni utili alle nuove indagini. Sulle valutazioni biostatistiche, Armando Palmegiani, consulente della difesa insieme a Marina Baldi, aveva sottolineato che il campione di riferimento utilizzato dal software comprende cinquemila profili maschili italiani, e che lo stesso strumento “non può essere usato a fini probatori”.

Verso l’udienza di dicembre – La relazione, oltre 90 pagine firmate da Albani, è stata depositata alla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli e prepara un confronto tecnico destinato a consumarsi nell’aula del 18 dicembre. Al centro, il valore scientifico – o meno – delle tracce rinvenute sotto le unghie della vittima, benché miste e incomplete. Mentre l’accusa e i legali di Stasi ritengono quelle compatibilità un tassello rilevante, per la difesa si tratta esclusivamente di dati “biostatistici” che non modificano il quadro già tracciato dalle sentenze del processo a Stasi.

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