Il dolore cronico lieve e moderato affligge 13 milioni di italiani: convegno a Napoli

di Redazione

Napoli – Il dolore cronico lieve e moderato interessa in Italia circa 13 milioni di adulti, una platea enorme di persone la cui qualità di vita viene significativamente compromessa. Dietro questa condizione, spesso sottovalutata, c’è una gestione clinica complessa che parte dalla medicina generale e coinvolge un’intera rete di professionisti e servizi sul territorio.

Il ruolo della medicina generale – A sottolinearlo, da un convegno tenutosi all’Holiday Inn di Napoli, è Nicola Calabrese, vice segretario nazionale Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), che richiama l’attenzione sul nuovo modello organizzativo della categoria: “Noi riteniamo che quello che sta accadendo oggi nel Paese, che è l’attuazione dell’Acn, che prevede il nuovo modello organizzativo della medicina generale, da cui si inizia per organizzare tutta l’assistenza territoriale, sia il punto di partenza. Oggi abbiamo bisogno, per la gestione del dolore cronico, di una migliore appropriatezza organizzativa”. È proprio dal medico di famiglia, infatti, che passa la prima valutazione dei casi di dolore cronico lieve e moderato e l’eventuale invio a livelli successivi di cura.

Gli spoke e il lavoro multidisciplinare – Nei casi considerati più lievi, ha spiegato il direttore del dipartimento farmaceutico dell’Asl Napoli 2 Nord, Mariano Fusco, il cittadino resta in carico al proprio medico curante, che ne segue direttamente il percorso terapeutico. “Dovesse il dolore persistere, abbiamo gli spoke, a cui si accede attraverso una piattaforma informatica dedicata e stanno iniziando a funzionare abbastanza bene, con medici specialisti, soprattutto anestesisti, che affrontano insieme al paziente una fase un po’ più elaborata”. In questi centri dedicati, il dolore viene affrontato in modo più strutturato, con un approccio multidisciplinare orientato a personalizzare la cura.

Fans e prescrizioni sotto osservazione – Al centro del confronto anche l’uso, più o meno corretto, dei farmaci antinfiammatori non steroidei nel trattamento del dolore cronico. Un tema su cui si è soffermato Alessandro Delle Vedove, di Netmedica Italia: “Andremo a identificare alcune differenze che riguardano prevalentemente un volume di prescrizioni maggiori e una prevalenza molto marcata della prescrizione in fascia C. Ci sono poi dei dati interessanti legati alle controindicazioni, quindi alla presenza di patologie o di altre cause concomitanti per cui la prescrizione non dovrebbe essere indicata. E contemporaneamente andremo ad analizzare anche la presenza di fattori di rischio che non dovrebbero portare alla prescrizione di questo tipo di farmaci”. IN ALTO IL VIDEO

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