Giugliano, pizzo a commercianti per “mantenere” famiglie detenuti: 6 arresti nel clan Mallardo

di Redazione

Giugliano (Napoli) – Hanno bussato alle serrande con le pistole in pugno, pretendendo denaro non per caso ma per tenere in piedi la macchina del clan: sei persone, ritenute legate al gruppo Mallardo – componente di rango dell’Alleanza di Secondigliano – sono finite sotto misura cautelare per una serie di estorsioni ai danni di negozianti di Giugliano in Campania. Cinque sono stati tradotti in carcere, uno ai domiciliari, su disposizione del gip di Napoli dopo l’indagine della Direzione distrettuale antimafia e dei carabinieri della compagnia cittadina.

L’operazione – Il provvedimento è stato eseguito alle prime ore del 5 novembre 2025, dando esecuzione a un’ordinanza cautelare del gip del Tribunale di Napoli richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia. I militari dell’Arma hanno notificato sei misure: cinque custodie in carcere e un arresto domiciliare.

Le accuse – Ai destinatari, a vario titolo, sono contestati l’associazione per delinquere di tipo mafioso, l’estorsione, la detenzione e il porto illegali di armi da fuoco, aggravati dalla finalità di agevolare l’organizzazione camorristica dei Mallardo, storicamente radicata sul territorio giuglianese.

Il metodo – Secondo gli inquirenti, i commercianti venivano costretti a versare somme sotto minaccia, anche con l’esibizione o l’uso di armi. Il denaro confluiva in una «cassa comune» destinata al sostegno economico delle famiglie degli affiliati detenuti, con erogazione di veri e propri stipendi mensili.

La tentata estorsione al legale – Un episodio ha segnato una svolta investigativa: il tentativo di imporre il «pizzo» a un avvocato del Foro di Napoli Nord. L’autore materiale, arrestato nel dicembre scorso, puntò a piegare un professionista che rifiutò la richiesta. Le microspie installate dagli investigatori hanno poi registrato la conversazione tra uno degli indagati e la moglie dell’estorsore: l’uomo le consegnava denaro per le spese legali, assicurando che «per l’avvocato» sarebbe stato tutto coperto dal gruppo. La donna accennava alla necessità di risarcire la vittima per ottenere eventuali benefici giudiziari; la replica fu la promessa di ulteriori fondi.

La rete dei sussidi – Intercettazioni e tracciamenti GPS collocano il 22 gennaio scorso un fiduciario dei vertici in un lungo giro di consegne di denaro: da Giugliano, distribuzioni tra mille e seimila euro a più affiliati, inclusi detenuti o persone ai domiciliari. In un bar della zona, dopo un incontro con un esponente di rilievo, l’uomo avrebbe letto ad alta voce un biglietto con nomi e importi: un «elenco stipendi». Il denaro veniva contato in auto, consegnato di persona o recapitato ai familiari dei reclusi; il lessico intercettato – «poi dopo ci sediamo e li sistemiamo» – restituisce un’organizzazione con prassi quasi aziendali.

Il quadro criminale – Le condotte contestate si inseriscono nello scenario della federazione mafiosa nota come Alleanza di Secondigliano, di cui il gruppo Mallardo rappresenta una componente di rilievo. L’ipotesi accusatoria è che l’apparato estorsivo servisse non solo a finanziare il sodalizio ma anche a garantirne la coesione, remunerando con regolarità la base e sostenendo le famiglie degli affiliati detenuti. IN ALTO IL VIDEO

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