Un Natale che sa di amara sconfitta per i 68 dipendenti dello stabilimento Nuroll SpA di Pignataro Maggiore (Caserta), appartenente al Gruppo Polinas. L’incontro svoltosi presso Confindustria Caserta, con la scelta – definita “incomprensibile” – di tavoli separati, ha confermato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo dovuta alla totale cessazione delle attività produttive.
La posizione del sindacato – “Nonostante il costante impegno profuso in questi mesi per scongiurare una simile deriva – dichiara Livio Marrocco, segretario provinciale della Fialc Cisal Caserta – siamo purtroppo giunti al più triste degli epiloghi: siamo stati lasciati soli nel tentativo di salvaguardare lavoro, professionalità e futuro, mentre il tavolo richiesto al Ministero è rimasto lettera morta. Appare francamente sconcertante che, dinanzi a una questione di tale rilevanza economica e sociale, si sia addirittura consentito di procedere con modalità negoziali frammentate, una scelta che definire irresponsabile risulta persino riduttivo”.
L’appello alla politica – A rilanciare la richiesta di un intervento concreto è Ferdinando Palumbo, segretario generale Cisal Caserta, che chiama in causa il mondo politico affinché non si limiti alle parole: “È giunto il tempo di restituire spessore e contenuto alla campagna elettorale in corso; parlare di sviluppo, lavoro e dignità non può essere uno slogan privo di sostanza. Fico, Cirielli e Bandecchi si facciano carico di assumere impegni precisi nei confronti dei lavoratori e del territorio casertano, perché qui non si discute soltanto di un sito produttivo, ma del destino di intere famiglie e di un’area che continua a pagare costi altissimi in termini di desertificazione industriale”.
Il futuro incerto – Con la conferma della chiusura e l’avvio della procedura di licenziamento, il destino dei lavoratori della Nuroll appare segnato. Restano aperti gli interrogativi su eventuali margini di intervento istituzionale e sulla possibilità che il caso venga finalmente affrontato a livello ministeriale, prima che la parola “fine” diventi definitiva per uno dei pochi presidi industriali rimasti nel territorio di Pignataro Maggiore.

