Napoli, Chiara Jaconis uccisa da statuetta: genitori del 13enne verso il processo

di Redazione

Un’inchiesta che torna a bussare alle porte di una famiglia e riapre la ferita di un’altra: la Procura di Napoli ha chiuso le indagini sul decesso di Chiara Jaconis, 30 anni, la turista padovana morta il 17 settembre 2024 per le gravissime lesioni alla testa dopo essere stata colpita da una statuetta precipitata dall’alto nei Quartieri Spagnoli. A rischiare il processo sono i genitori di un 13enne indicato come l’autore del lancio: per loro l’accusa ipotizza omesso controllo e omicidio colposo in cooperazione.

L’imputazione ipotizzata – Ai due coniugi viene contestato di non avere adeguatamente vigilato sul figlio minore, che secondo l’accusa avrebbe avuto l’abitudine di lanciare oggetti da finestre e balconi dell’abitazione. La Procura ritiene che quel deficit di controllo abbia concorso, insieme alla condotta del minore, all’evento mortale.

La dinamica ricostruita – Secondo i pubblici ministeri dei Colli Aminei, il ragazzo, 13 anni all’epoca, avrebbe fatto cadere non una ma due statuette in onice, per un peso complessivo superiore ai 10 chili. Una di queste, frantumandosi, avrebbe colpito alla testa Jaconis mentre passeggiava con il compagno in via Sant’Anna di Palazzo, uccidendola sul colpo. Dagli atti emergerebbero precedenti gesti pericolosi: “Il Mattino” riferiva che, in un’altra occasione, il minore avrebbe lanciato persino un tablet da una finestra.

Le difese – I genitori del tredicenne hanno sempre respinto ogni addebito davanti agli inquirenti, sostenendo di non essere proprietari delle statuette repertate dalla Squadra Mobile. Hanno inoltre indicato che, al momento dell’incidente, si trovavano in salotto con altri familiari e che il balcone affacciato su via Sant’Anna di Palazzo era chiuso e in disuso da tempo. «È una tragedia che ha colpito due famiglie perbene – commenta l’avvocato Carlo Bianco, legale dei genitori del 13enne – quella della povera Chiara e quella dei due professionisti che hanno sempre avuto un atteggiamento di grande cura e tutela nei confronti del loro figlio piccolo, purtroppo affetto dalla nascita da disturbi di salute».

Il secondo fascicolo – Parallelamente all’indagine minorile sul 13enne, la Procura ordinaria procede per accertare le eventuali responsabilità dei genitori. Il punto è la vigilanza: fino a che livello madre e padre fossero a conoscenza dei comportamenti del figlio e cosa abbiano fatto, o potuto fare, per prevenirli. La posizione del fratello maggiore, più grande di un anno, è stata archiviata: per i pm minorili non sussistono elementi di responsabilità a suo carico.

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