Flotilla, rientrati in Italia i quattro parlamentari. Israele: “Nessun aiuto a bordo”, la replica: “Accuse infondate”

di Redazione

Sono liberi e rientrati in Italia i quattro parlamentari che facevano parte dell’equipaggio della Flotilla fermata in Israele. Marco Croatti, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Benedetta Scuderi sono atterrati a Fiumicino con un volo partito da Tel Aviv. Intanto, la Marina israeliana ha intercettato l’ultima nave della Flotilla, la Marinette, che tentava di rompere il blocco su Gaza.

Il rientro a Fiumicino – L’aereo con a bordo i quattro parlamentari è atterrato alle ore 13.45 all’aeroporto di Fiumicino. «Siamo un po’ provati, noi siamo tornati. Il nostro pensiero continua a essere a Gaza e a tutte le persone che non sono tornate», ha detto Benedetta Scuderi. «Stiamo bene. Il nostro pensiero va ora a tutti gli attivisti, affinché siano al più presto liberati», ha aggiunto Arturo Scotto. «Siamo tremendamente preoccupati per tutti gli italiani rimasti nel centro di detenzione. Noi abbiamo passato una nottata molto difficile, bisogna ora portare a casa tutti», le parole del senatore Marco Croatti (M55).

Le versioni opposte: Israele e gli organizzatori – «Non abbiamo trovato nessun aiuto alimentare sulle barche sequestrate», ha affermato l’ambasciatore israeliano a Roma Jonathan Peled, definendo la Flotilla «una provocazione». «Accuse infondate. Sulle barche partite dall’Italia c’erano casse di aiuti, alimentari e medicine, preparati dall’associazione Music for Peace», la replica della portavoce italiana del Global Movement to Gaza Maria Elena Delia. «C’erano dal riso, al miele, alle medicine. Inoltre al porto di Augusta sono state fatte riprese dai reporter, prima della partenza, mentre venivano caricate le casse sulle varie barche. È tutto documentato».

Detenzioni e udienze – Secondo l’International Federation for Human Rights, di cui fa parte Adalah, il team giuridico della Flotilla, gli attivisti fermati in Israele «vengono trasferiti nella prigione di Saharonim, vicino alla prigione di Ketsiot, ad eccezione di quelli della barca dei Marinette, intercettati oggi». «Diversi, tra cui il nostro vicepresidente Alexis Deswaef, si sono rifiutati di firmare documenti che riconoscevano falsamente un “ingresso illegale” in territorio israeliano e hanno iniziato uno sciopero della fame. È prevista un’udienza presso la prigione». In totale, sono 473 i componenti degli equipaggi della Global Sumud Flotilla arrestati in acque internazionali e trasferiti nel carcere di Saharonim, nel deserto del Neghev, «in attesa del completamento delle procedure per il previsto trasferimento nei rispettivi Paesi», ha confermato la legale di Adalah, Loubna Yuma, all’agenzia Efe.

Le reazioni politiche – «Chiediamo un intervento immediato in risposta all’intercettazione illegale e violenta da parte di Israele della flottiglia e alla detenzione di alcuni dei suoi oltre 500 volontari pacifici, tra cui membri del Parlamento europeo, in acque internazionali. L’intercettazione della flottiglia è una grave violazione del diritto internazionale e dei principi umanitari e l’Ue deve condannare in modo inequivocabile e pubblico questo attacco. Il governo israeliano dovrà essere ritenuto responsabile», scrivono i gruppi Socialisti, Verdi e della Sinistra al Pe in una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen e ai vertici Ue.

Ben Gvir all’attacco – «Penso che debbano essere tenuti qui per alcuni mesi in una prigione israeliana, in modo che si abituino all’odore dell’ala terroristica», ha dichiarato il ministro dell’ultradestra Itamar Ben Gvir a proposito degli attivisti in attesa di espulsione. Nel suo video-messaggio su X, ha aggiunto che il primo ministro Benjamin Netanyahu sta commettendo un «errore» ad espellerli «perché questo li spingerà a tornare ancora e ancora e ancora».

Il dossier negoziati – Proseguono i colloqui tra i mediatori arabi e Hamas sul piano statunitense in 20 punti per fermare la guerra a Gaza. «Hamas sta ancora proseguendo le consultazioni sul piano di Trump e ha informato i mediatori che le consultazioni sono in corso e richiedono tempo», ha riferito un funzionario sotto anonimato. Martedì Trump aveva concesso «tre o quattro giorni» per una risposta.

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