Due anni fa la strage del 7 ottobre: commemorazione tra memoria e speranze di pace

di Redazione

Nel deserto del Negev, al Nova Festival, Israele ha scandito il secondo anniversario del 7 ottobre con un minuto di silenzio là dove i miliziani palestinesi fecero strage: 1.250 le vittime, circa 250 i rapiti. Le famiglie sono tornate sul luogo dell’attacco per un rito civile e privato, mentre la politica regionale e internazionale si muove tra condanne, aperture negoziali e nuove tensioni.

Il messaggio di Hamas – In una nota diffusa e citata da al Jazeera, Hamas denuncia un “fallimento arabo senza precedenti” e accusa Israele di “continuare la sua brutale guerra contro il popolo palestinese commettendo massacri contro civili indifesi, tra il vergognoso silenzio e la complicità internazionale e un fallimento arabo senza precedenti”. “A due anni di distanza, il nostro popolo rimane radicato nella sua terra, aggrappato ai propri legittimi diritti di fronte ai piani di liquidazione e di sfollamento forzato”.

Il tavolo egiziano – Secondo l’agenzia Efe, nei colloqui in Egitto Hamas avrebbe accettato di consegnare le armi a un comitato egiziano–palestinese, rifiutando però la gestione di Gaza da parte di un comitato di transizione internazionale e la figura di Tony Blair come governatore, al quale concederebbe al più “un ruolo di monitoraggio a distanza”. Hamas, inoltre, “propone di negoziare la gestione di Gaza con l’Autorità nazionale palestinese”. Fonti vicine ai negoziatori parlano di clima “positivo” e di un secondo round a Sharm el–Sheikh, con delegazioni dei mediatori e di Israele attese a lavorare su scambio di prigionieri e cessate il fuoco di lungo periodo nell’ambito della proposta del presidente statunitense Donald Trump.

Washington, Gerusalemme e il pressing internazionale – “Hamas sta acconsentendo a cose molto importanti”, ha detto Trump, definendo “molto positivo” l’atteggiamento del premier Benjamin Netanyahu e smentendo frizioni con lui: “Non è vero, è stato molto positivo”. La Casa Bianca spinge per chiudere rapidamente l’intesa, mentre l’esercito israeliano prosegue i bombardamenti nonostante la richiesta del presidente americano di fermare i raid.

Le voci da Ankara e Bruxelles – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha attaccato Israele: “Gli ultimi attacchi di Israele contro il Qatar dimostrano che la minaccia più grande per la stabilità della nostra regione deriva dall’attuale amministrazione di questo Paese”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha scritto: “Non dimenticheremo mai l’orrore degli attacchi di Hamas del 7 ottobre… Il rilascio immediato di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco sono ora a portata di mano. Questa opportunità non deve essere persa, nel contesto del piano Trump. Bisogna cogliere questo momento per aprire la strada a una pace duratura, basata sulla soluzione dei due Stati”.

L’Italia tra memoria e diplomazia – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella richiama alla vigilanza contro l’antisemitismo: “Quanto avviene a Gaza e i diversi sentimenti che suscita non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo…”. E ancora: “Il 7 ottobre del 2023 rimane e rimarrà nelle coscienze come una pagina turpe della storia: un vile attacco terroristico… Una ferita che ha colpito ogni popolo”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sottolinea l’attenzione per la sicurezza nel giorno dell’anniversario: “Il 7 ottobre è una giornata che preoccupa; sono state annunciate iniziative. Poi confido sempre che possa prevalere il buonsenso e confido soprattutto nell’attività anche preventiva che riescono a fare le forze dell’ordine, perché non va macchiata la ricorrenza di una grande tragedia”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani rilancia la “Tregua Olimpica” all’Onu “per tutte le guerre, compresa l’Ucraina e il Medioriente”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni parla di “opportunità che non deve andare sprecata” con il “Piano di pace presentato dal Presidente Trump”, rinnovando la vicinanza “ai familiari delle vittime e torniamo a chiedere la liberazione degli ostaggi”.

Flottiglia e rimpatri – I 15 italiani della Flotilla rimasti in Israele sono decollati per Atene per rientrare in Italia: “Sono tutti in ottime condizioni fisiche”. L’agenzia di stampa statale giordana riferisce l’espulsione verso la Giordania, attraverso il ponte di Allenby, di 131 attivisti della flottiglia di Gaza, provenienti da Bahrein, Tunisia, Algeria, Oman, Kuwait, Libia, Pakistan, Turchia, Argentina, Australia, Brasile, Colombia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Serbia, Sudafrica, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.

Il quadro che resta – A due anni dalla strage, memoria e diplomazia si intrecciano: al Negev il raccoglimento delle famiglie del Nova Festival; al Cairo e a Sharm el–Sheikh, tra mediatori e delegazioni, l’ipotesi di un percorso verso cessate il fuoco e scambi di prigionieri; nelle capitali, dichiarazioni che spingono a capitalizzare la finestra negoziale. Resta il nodo degli ostaggi e la prosecuzione dei raid in Gaza, mentre sullo sfondo si alza l’appello a evitare nuove derive d’odio e a trasformare l’anniversario in un varco, più che in una ferita.

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