Terra dei Fuochi, Forum Polieco: Sisto difende il DL 116. I procuratori: “Contraddizioni evidenti”

di Redazione

Una legge “scommessa” contro i roghi e gli illeciti nella gestione dei rifiuti, ma che divide magistratura e Governo: al Forum internazionale sull’economia dei rifiuti di Polieco, a Napoli, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto rivendica l’impianto del Decreto Legge 116 sulla Terra dei Fuochi, mentre i procuratori ne denunciano contraddizioni e arretramenti.

La linea del Governo – «Il Decreto Legge 116 sulla Terra dei Fuochi è una scommessa, perché non prevede un aggravamento secco di reati e pene ma è una scelta modulata, adeguando la nostra normativa alle indicazioni europee contenute nella sentenza della Cedu, del 30 gennaio scorso, che ha severamente stigmatizzato l’inerzia del nostro Paese provando nel contempo a contemperare la tutela dell’ambiente con la libertà di iniziativa economica, contemplate dalla Costituzione», ha detto il viceministro Sisto, soffermandosi sul punto di equilibrio tra repressione e esigenze delle imprese. «Il Decreto Legge sulla Terra dei Fuochi estende il controllo giudiziario previsto dal codice antimafia alle imprese di rifiuti (solo nel caso di rifiuti pericolosi), e l’incremento del panel di reati previsto nella 231 deve indurre le imprese ad organizzarsi sempre meglio, ma, in tale contesto, ci vuole un punto di equilibrio, perché si corre il rischio che l’eccesso di zelo delle Procure possa poi penalizzare le “imprese buone”. E lo dico con molta pacatezza; l’articolo 41 della Costituzione deve essere una guida per le Procure, in modo da sanzionare quelle aziende che davvero lo meritano. Ricordo che in certi casi le contravvenzioni possono essere più efficaci, perché il giudice può imporre prescrizioni efficaci alle imprese, così da consentire alle aziende di eliminare cause e conseguenze dei reati». Sisto sottolinea poi che il DL «prevede, adeguandosi alla normativa europea, che non sarà più possibile una valutazione di minore gravità per le fattispecie ambientali, in linea con la nuova tutela costituzionale dell’ambiente».

Presenti in sala i procuratori Roberto Rossi (Bari), Renato Nitti (Trani) ed Eugenia Pontassuglia (Taranto), ai quali il viceministro ha rivolto parte del suo intervento. Di diverso avviso Rossi: «Io noto forti contraddizioni nelle norme introdotte dal Legislatore. Se si interviene sulle intercettazioni come facciamo a scoprire i delinquenti? Se si indebolisce la forza morale della magistratura, e se a ciò contribuiscono le parole del premier o di un ministro, perché chi delinque non deve pensarlo?» Il procuratore insiste sulla necessità di rafforzare gli snodi operativi: «Occorre intervenire sulla filiera, sui punti critici e aumentare gli organici della polizia giudiziaria. Ma quello che vedo anche nella mia Procura è che l’attenzione è tutta per gli omicidi, i femminicidi, o gli episodi di maltrattamenti di donne o in famiglia. Sono delitti importanti, ma va data la giusta attenzione anche agli illeciti ambientali».

D’accordo anche Nitti: «Il Decreto Legge sulla Terra dei Fuochi consente di intervenire in modo efficace sugli abbandoni ma, via via, gli strumenti si indeboliscono, si pensi per esempio alle gestioni illecite per le quali sono previste pene meno severe. Inoltre oggi, in sede di conversione, la gestione illecita di rifiuti non pericolosi è diventata contravvenzione (non più delitto), questo significa che se tre persone si associano per commettere una serie di delitti è configurabile l’associazione per delinquere, mentre questo non accade nel momento in cui quei reati sono contravvenzioni, come nel caso della gestione illecita dei rifiuti non pericolosi. La verità è che il DL era partito benino, poi in sede di conversione ha perso parte della sua efficacia». IN ALTO IL VIDEO

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