La carestia è realtà a Gaza. Non è il risultato di un disastro naturale, ma “una catastrofe interamente provocata dall’uomo”. A certificarlo è il rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), organismo sostenuto dalle Nazioni Unite per il monitoraggio globale della fame, che ha dichiarato lo stato ufficiale di carestia nella Striscia, puntando il dito contro il blocco degli aiuti imposto da Israele.
Secondo l’Ipc, sono 132mila i bambini sotto i cinque anni a rischio per malnutrizione acuta. “La fame è presente e si sta diffondendo rapidamente”, si legge nel dossier. Ma Tel Aviv respinge in blocco le accuse: “Il rapporto è falso, si basa su dati parziali provenienti da Hamas, un’organizzazione terroristica”, afferma il Coordinamento delle Attività Governative nei Territori (Cogat), accusando l’Ipc di ignorare gli “ampi sforzi umanitari” messi in campo.
Lo scontro tra accuse e smentite – L’Ipc ha replicato con fermezza: “I nostri criteri sono validi e in linea con gli standard internazionali”. Ha spiegato che in assenza di dati su peso e altezza nei bambini, si utilizza la misura della circonferenza del braccio, metodo già applicato per crisi come quella in Sudan. La soglia del 15% di bambini con braccia eccessivamente magre è quella che fa scattare la definizione di carestia.
Guterres: “È un’accusa morale” – Durissimo il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: “Non è un mistero, è un disastro provocato dall’uomo. Un’accusa morale e un fallimento dell’umanità stessa. Le persone muoiono di fame, i bambini muoiono, e chi ha il dovere di agire sta fallendo”. Guterres ha ribadito la necessità di “un cessate il fuoco immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi e un accesso umanitario completo e senza restrizioni”.
Israele prepara nuova offensiva – Sul fronte militare, il ministro della Difesa Israel Katz ha approvato i piani per l’invasione di Gaza City, promettendo di “sconfiggere Hamas” e minacciando: “Si apriranno le porte dell’inferno per gli assassini e gli stupratori di Hamas”. L’esercito israeliano ha lanciato volantini sul campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, ordinando ai residenti non ancora evacuati di spostarsi a sud.
Strage di civili – Intanto, un drone israeliano ha colpito una tenda a Khan Younis: secondo fonti mediche del Nasser Medical Complex citate da Al Jazeera, sono morti cinque civili, tra cui una donna e quattro bambini. In totale, almeno 30 le vittime palestinesi nei raid delle ultime ore, tra cui tre bambini uccisi in un attacco a Jalaa Street, a Gaza City.
L’appello delle Nazioni Unite – “Per il bene dell’umanità, fateci entrare nella Striscia”. L’appello, accorato, è del responsabile umanitario delle Nazioni Unite Tom Fletcher, che ha chiesto al governo israeliano di cessare i blocchi agli aiuti: “Facciamo arrivare cibo e rifornimenti nella quantità necessaria. È troppo tardi per troppi, ma non per tutti”. Fletcher ha poi aggiunto: “La fame a Gaza è apertamente promossa da alcuni leader israeliani come arma di guerra. È una carestia che ci perseguiterà tutti”.
Civili intrappolati, nessun posto dove andare – La direttrice in Spagna dell’Unrwa, Raquel Martí, ha denunciato la condizione disperata dei palestinesi: “Molti stanno fuggendo, ma altri non possono. Non hanno un posto dove andare. Anche la cosiddetta zona sicura di Al Mawasi continua ad essere bombardata”.
Pressioni su Israele anche dagli Usa – Sul piano diplomatico, l’amministrazione Trump ha invitato Israele a “ridurre le azioni militari non urgenti in Libano”, dopo che il governo libanese ha incaricato l’esercito di elaborare un piano per lo smantellamento di tutti i gruppi armati, incluso Hezbollah.