Riforma Giustizia, via libera dal Senato: verso la separazione delle carriere dei magistrati

di Redazione

Roma – Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato ha approvato il disegno di legge di revisione costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici. Si tratta del secondo via libera parlamentare per il provvedimento, che ora tornerà alla Camera per la terza lettura, prima di un nuovo passaggio a Palazzo Madama. Momenti di tensione hanno accompagnato il voto in Aula, con le opposizioni che hanno esposto cartelli di protesta contro la riforma. Presenti in Senato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.

Tajani: “Si realizza il sogno di Berlusconi” – “Quella di oggi è una giornata storica”, ha commentato il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani. “Si realizza il sogno di Berlusconi: un sogno di libertà, di sicurezza, di garanzie per i cittadini. La nostra non è una riforma contro la magistratura, ma un modo per valorizzare i tanti magistrati che lavorano con serietà e sacrificio. È un passo avanti verso un sistema giudiziario più efficiente, che avrà ricadute positive anche sull’economia”.

Nordio: “Riforma epocale, la parola agli italiani” – Soddisfazione anche da parte del guardasigilli Carlo Nordio, che definisce la riforma “epocale”. “La seconda lettura dovrebbe essere rapida e penso che poi si passerà al referendum, cosa che auspico perché la materia è così delicata da richiedere il giudizio diretto degli italiani”, ha dichiarato.

Le proteste delle opposizioni – Dura la reazione dei gruppi di minoranza. I senatori del Partito Democratico hanno mostrato cartelli con la copertina della Costituzione, mentre dal Movimento 5 Stelle sono stati esposti manifesti contro l’uso dei nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a sostegno della legge. Dai banchi dell’opposizione si è levato il coro “vergogna, vergogna” subito dopo il voto.

Ciriani: “Verso il referendum nel 2026” – “Quello di oggi è un risultato storico. Andiamo avanti spediti verso la terza e la quarta lettura per dare la parola agli italiani nel referendum previsto per il 2026”, ha dichiarato il ministro Ciriani, ribadendo che “non c’è alcun intento punitivo nella nostra azione, ma la volontà di offrire ai cittadini una giustizia più giusta e una magistratura libera dal peso delle correnti”.

L’Anm: “Così si indeboliscono le garanzie” – Di segno opposto la valutazione dell’Associazione nazionale magistrati. “La riforma toglierà garanzie ai cittadini e punta a una magistratura subalterna che rinunci al compito di controllo di legalità”, ha denunciato la Giunta esecutiva centrale. “Continueremo a intervenire nel dibattito pubblico fino al referendum per spiegare le ragioni della nostra contrarietà”.

I contenuti della riforma – Il provvedimento, intitolato “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”, modifica il Titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. Sono previsti due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e quello requirente, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica. I membri dei Consigli saranno in parte estratti a sorte da elenchi di professori e avvocati predisposti dal Parlamento e in parte scelti tra i magistrati. I vicepresidenti saranno eletti tra i componenti sorteggiati. Novità anche sul fronte disciplinare: sarà istituita l’Alta Corte disciplinare, composta da 15 giudici selezionati con criteri analoghi.

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