Ozzy Osbourne, simbolo dell’heavy metal e icona senza tempo, è morto all’età di 76 anni, lasciando un’eredità musicale impossibile da replicare. Poche settimane fa aveva salutato il suo pubblico con un ultimo concerto memorabile al Villa Park di Birmingham, insieme ai Black Sabbath, la band che lo ha consegnato alla leggenda, insieme ad un incasso da record per un singolo concerto – 190 milioni di dollari (un biglietto costava fino a 3mila euro) – interamente devoluto a favore della ricerca sul Parkinson, malattia che lo affliggeva da anni, oltre che a sostegno di due ospedali pediatrici.
“È con una tristezza che le parole non possono esprimere che dobbiamo annunciare che il nostro amato Ozzy Osbourne è mancato questa mattina. Era con la sua famiglia e circondato dall’amore”, ha dichiarato la famiglia in una nota.
Gli inizi e la nascita del mito – Dai sobborghi di Birmingham ai Black Sabbath – Nato John Michael Osbourne il 3 dicembre 1948 a Marston Green, vicino Birmingham, crebbe in un contesto operaio segnato da ristrettezze economiche e problemi scolastici. Proprio quell’ambiente grigio e industriale ispirò la visione cupa e sonora che nel 1968 avrebbe dato vita ai Black Sabbath insieme a Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward. Con brani come Paranoid, Iron Man e War Pigs, la band rivoluzionò il rock degli anni ’70, imponendo un sound duro e inquietante che avrebbe definito per sempre il genere heavy metal.
L’esplosione da solista – Blizzard of Ozz e la rinascita – Dopo essere stato allontanato dai Black Sabbath nel 1979 a causa degli eccessi legati a droga e alcol, Osbourne intraprese una carriera solista che lo avrebbe consacrato come leggenda a sé stante. Il debutto con Blizzard of Ozz (1980) fu un successo clamoroso, grazie a pezzi immortali come Crazy Train e Mr. Crowley, in cui il virtuosismo del giovane chitarrista Randy Rhoads si intrecciava perfettamente con la voce tormentata di Ozzy.
Il sodalizio con Rhoads terminò tragicamente nel 1982, quando il chitarrista morì in un incidente aereo durante un tour. Nonostante il dolore devastante, Osbourne trovò la forza di proseguire, pubblicando album fondamentali come Diary of a Madman, Bark at the Moon (1983) e The Ultimate Sin (1986). Negli anni ’90 il successo proseguì con No More Tears (1991), trainato dalla hit Mama, I’m Coming Home, che mostrò un lato più melodico e malinconico del “Prince of Darkness”.
Dagli stadi alla tv – L’uomo, il mito, la star mediatica – Oltre alla musica, Osbourne divenne un’icona pop grazie a The Osbournes, il reality show andato in onda su MTV dal 2002 al 2005, che mostrava la sua quotidianità con la moglie Sharon e i figli Jack e Kelly. L’immagine del rocker maledetto si fuse con quella del padre buffo e vulnerabile, portandolo a conquistare un pubblico trasversale e a reinventarsi in un’epoca di grandi cambiamenti per l’industria musicale.
L’ultimo atto – Back to the Beginning e il saluto finale – Il 5 luglio 2025, debilitato dal morbo di Parkinson diagnosticato cinque anni prima, Osbourne è tornato sul palco del Villa Park di Birmingham per il concerto-evento Back to the Beginning. Seduto su un trono in pelle, ma con la voce ancora capace di scuotere l’anima dei fan, ha ripercorso mezzo secolo di carriera insieme ai compagni storici dei Black Sabbath. All’evento hanno partecipato anche leggende come Metallica e Guns N’ Roses, in un tributo collettivo al suo immenso lascito. “Non avete idea di come mi sento. Grazie dal profondo del mio cuore”, aveva detto al pubblico, visibilmente commosso.
Un’eredità immortale – Il “Prince of Darkness” che ha cambiato il rock – Dai riff oscuri dei Black Sabbath agli inni solisti che hanno segnato intere generazioni, Ozzy Osbourne ha saputo incarnare ribellione, vulnerabilità e genialità. Tra scandali, eccessi e rinascite, ha rappresentato l’anima più autentica del rock, quella capace di rimanere in piedi anche dopo le cadute più rovinose. La sua voce, i suoi eccessi e il suo carisma continueranno a vivere nelle note di Crazy Train, War Pigs e No More Tears. Un’eredità che nessuna morte potrà spegnere.