Napoli, pestato perché chiede di rispettare la fila: tre arresti per l’aggressione a Chiaia

di Redazione

Napoli – Era bastata una semplice richiesta di rispettare la fila per andare in bagno a scatenare una brutale aggressione all’interno di un locale nei cosiddetti “baretti” di Chiaia. Per quell’episodio, avvenuto nelle prime ore del 1 febbraio 2025, i carabinieri del nucleo operativo di Napoli Bagnoli hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di tre giovani, di età compresa tra 20 e 31 anni.

Uno degli indagati è stato trasferito in carcere (dove si trovava già detenuto per altra causa), mentre per gli altri due sono stati disposti gli arresti domiciliari. Le misure, emesse dal tribunale del Riesame, sono arrivate dopo che la Direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva impugnato il rigetto iniziale del giudice per le indagini preliminari.

Una violenza inaudita per futili motivi – Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la spropositata reazione partì da uno dei tre arrestati: prima puntò un revolver alla testa del ragazzo che aveva chiesto di rispettare la fila, poi lo colpì quattro volte al volto con il calcio della pistola. La vittima, già stordita dalle percosse, fu trascinata vicino al bancone del locale e presa a calci e pugni fino a perdere i sensi sotto gli occhi dei presenti. La furia non si fermò nemmeno all’esterno. Mentre gli aggressori si allontanavano, vennero esplosi alcuni colpi con la stessa pistola, rivelatasi poi una replica, ritrovata a casa dell’uomo che aveva avviato l’aggressione.

Le indagini e le contestazioni – Fondamentali per la ricostruzione dell’accaduto sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza, che la titolare del locale aveva tentato di far cancellare. I militari sono comunque riusciti a recuperarle, portando anche alla contestazione del reato di favoreggiamento per la donna. La Procura aveva ipotizzato anche l’aggravante mafiosa per l’aggressione, ma il tribunale ha escluso la sussistenza di elementi legati a contesti camorristici. Tuttavia, ha definito l’episodio come una “reazione estemporanea, sproporzionata ed espressione di arroganza e tracotanza” che non può “non destare allarme sociale”. Grazie alle testimonianze e alle prove raccolte, per tutti e sei gli indagati – tre già sottoposti a misura cautelare e altri tre destinatari del provvedimento odierno – resta l’accusa di concorso in lesioni personali, minaccia e pubblica intimidazione con uso di armi.

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