Una rete di finte attività commerciali, costruita ad arte per ottenere permessi di soggiorno e accedere indebitamente ai benefici economici dello Stato. È quanto emerso da una complessa indagine della Guardia di Finanza di Chieti, che ha portato alla luce un sistema fraudolento esteso su scala nazionale.
L’operazione è stata condotta dai militari della Tenenza di Ortona, guidati dal tenente Giancarlo Passeri, sotto il coordinamento del comando provinciale di Chieti, agli ordini del colonnello Michele Iadarola. L’attività investigativa è partita da una serie di controlli mirati su 74 cittadini extracomunitari titolari di partita Iva, attraverso i quali sono stati accertati numerosi illeciti.
Attività fantasma e dichiarazioni fittizie – Le indagini, supportate dalla consultazione delle banche dati e dall’analisi dei documenti acquisiti presso l’Ufficio Stranieri della Questura di Chieti, hanno rivelato che in 63 casi le dichiarazioni dei redditi inviate all’Agenzia delle Entrate erano mendaci. I presunti imprenditori – tutti originari del Nord Africa – avevano infatti simulato l’esercizio di un’attività d’impresa mai svolta realmente. A collaborare nella frode, secondo gli inquirenti, sarebbero stati anche tre professionisti compiacenti. Il meccanismo aveva un duplice obiettivo: da un lato ottenere e rinnovare i permessi di soggiorno attraverso certificazioni reddituali fittizie; dall’altro accedere a misure di sostegno economico riservate ai cittadini regolarmente residenti.
Le conseguenze – Su proposta dei finanzieri, l’Agenzia delle Entrate ha già provveduto alla cessazione di 44 partite Iva su 54 per cui è stata avanzata richiesta. Inoltre, è emerso che 19 soggetti hanno ottenuto in modo illecito la cittadinanza italiana. Particolarmente rilevante il danno economico accertato: 52 persone hanno indebitamente percepito sussidi pubblici – tra cui reddito di cittadinanza, assegno per il nucleo familiare e reddito d’inclusione – per un importo complessivo pari a 1 milione e 445.262,38 euro. Le Fiamme Gialle continuano a indagare per individuare eventuali ulteriori responsabilità e diramazioni del sistema truffaldino, che conferma l’importanza di un presidio costante sul fronte del contrasto alle frodi contro la pubblica amministrazione. IN ALTO IL VIDEO