Napoli – Che LinkedIn strizzi l’occhio al gioco riconoscendone il potenziale in termini di empowerment è evidente da alcune scelte fatte dalla piattaforma stessa, tra cui inserirlo tra le attività possibili da svolgere durante il proprio tempo online. Reid Hoffman, co-fondatore del social network dei professionisti per antonomasia (che ha ceduto nel 2016) e leggendario imprenditore e investitore statunitense, ha confessato di recente di avere un gioco preferito e di ritenerlo fondamentale per allenare i leader d’impresa. Il gioco in questione, però, non è digitale: si tratta di uno dei titoli più famosi del gioco da tavolo moderno, con oltre 45 milioni di copie fisiche vendute nel mondo, 20 milioni e più di giocatori abituali, presente su più di cento mercati e in oltre 40 lingue.
Parliamo di Catan, in Italia conosciuto anche come i “Coloni di Catan”. Catan è un gioco da tavolo di strategia in cui 3‑4 (o più, con espansioni) coloni competono per popolare l’isola di Catan: ogni turno lanci due dadi per produrre risorse (legno, argilla, grano, lana, minerale) dai vari esagoni; con quelle risorse costruisci strade, insediamenti e città che ti danno Punti Vittoria, oppure le scambi con altri giocatori o al porto; la tensione nasce da negoziazioni, gestione del “brigante” che blocca la produzione di un esagono e dall’equilibrio fra espansione e ottimizzazione delle risorse; vince chi raggiunge per primo 10 Punti Vittoria, conquistati con costruzioni, carte Sviluppo e obiettivi come “Strada più lunga” o “Esercito più grande”. Spiega Hoffman, durante una puntata del podcast ‘Masters of Scale’ con ospiti Benjamin e Guido Teber (gli imprenditori dietro l’azienda di Catan), «Catan è uno dei migliori modi per assorbire il mindset di problem solving che richiede l’imprenditoria». Poi lancia la sfida a Bill Gates, il fondatore di Microsoft (l’azienda di Windows e attuale proprietaria di LinkedIn): «Vorrei sfidarlo a una partita di Catan Energy».
«L’endorsement di una figura come Reid Hoffman conferma ciò che riscontriamo quotidianamente nei nostri eventi e nei nostri piani editoriali: il gioco da tavolo è una palestra di soft‑skill concreta, intergenerazionale e inclusiva. In Catan, ogni scambio è un micro‑contratto basato su fiducia e visione condivisa: è la stessa dinamica che anima le migliori partnership industriali. Non a caso, quando formiamo i nostri collaboratori e promoter parliamo di dialogo esperienziale, perché mettere una pedina su un esagono significa raccontare al tavolo un progetto di sviluppo, non solo fare un gesto ludico», afferma Stefano De Carolis, direttore operativo di Giochi Uniti (casa editrice partenopea distributrice per l’Italia di Catan).
«In un’epoca in cui si rischia di comunicare solo attraverso schermi, “giocare è condividere” rimane il nostro manifesto: il contatto fisico con componenti tangibili e l’interazione faccia a faccia creano reti di fiducia che nessuna videoconferenza può replicare. La crescita del settore – più che una moda – è la risposta culturale alla frammentazione digitale; famiglie, startup team e persino director board ritrovano nel gioco una grammatica comune con cui discutere strategia, rischio e innovazione. Per questo, come Giochi Uniti, continuiamo a investire in titoli che promuovono creatività collaborativa e a sostenere iniziative che portino la cultura ludica fuori dalle fiere di settore, nei coworking, nelle scuole di management, nei laboratori di design. Crediamo che Catan non sia soltanto un capolavoro di game‑design, ma anche un case‑study sul valore della cooperazione competitiva, la stessa che serve al tessuto produttivo italiano per crescere sui mercati globali. Se il futuro appartiene a chi sa negoziare e costruire comunità resilienti, allora sì: barattare pecore con legno può insegnarci molto più di quanto sembri», conclude.