Medio Oriente sull’orlo del baratro: Trump valuta attacco all’Iran, escalation tra Israele e Teheran

di Redazione

La crisi in Medio Oriente entra in una fase sempre più pericolosa. Secondo quanto riportato da Axios, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump starebbe valutando un intervento diretto a fianco di Israele, con l’ipotesi di un attacco mirato agli impianti nucleari iraniani, in particolare il sito sotterraneo di Fordow.

L’indiscrezione, confermata da funzionari americani, coincide con una serie di dichiarazioni al vetriolo diffuse da Trump su Truth Social, tra cui un esplicito avvertimento alla guida suprema dell’Iran: “Abbiamo il controllo totale dei cieli iraniani. Sappiamo dove si nasconde, per ora non lo uccideremo ma la pazienza si sta esaurendo: si arrenda senza condizioni”.

La risposta dell’ayatollah Ali Khamenei non si è fatta attendere: “La battaglia ha inizio. Non mostreremo alcuna pietà ai sionisti”, ha scritto in un post su X, minacciando una reazione “senza limiti” non solo contro Israele, ma anche contro gli Stati Uniti, qualora dovessero intervenire direttamente nel conflitto.

Intanto, mentre l’amministrazione americana valuta le prossime mosse – al termine di una riunione nella Situation Room, Trump ha avuto un colloquio diretto con il premier israeliano Benjamin Netanyahu – le forze israeliane hanno intensificato le operazioni nella regione, colpendo nella notte non solo siti nucleari ma anche obiettivi strategici nella periferia est di Teheran, tra cui l’università Imam Hossein, ritenuta legata ai pasdaran. Nel sud-ovest della Siria, vicino al confine con il Golan, mezzi militari israeliani hanno effettuato incursioni per disboscare aree strategiche, con l’obiettivo di migliorare il controllo radar e l’impiego di droni.

La tensione cresce anche sul fronte delle forze armate: la difesa aerea iraniana ha annunciato l’abbattimento di un caccia F-35 israeliano nei pressi di Varamin, a sud-est di Teheran. Contestualmente, le Guardie della Rivoluzione islamica hanno rivendicato il “pieno controllo” dello spazio aereo israeliano, sostenendo di poter colpire impunemente i territori occupati.

Il rischio di una deriva globale del conflitto è stato sottolineato dalla Russia, che ha lanciato un monito: “I raid di Israele spingono il mondo verso un disastro nucleare. Israele rinsavisca, fermi gli attacchi sui siti nucleari”. Anche la Cina ha manifestato preoccupazione per l’escalation, avviando l’evacuazione di oltre 1.700 cittadini da Iran e Israele, e proponendosi come possibile mediatore. “La Cina è pronta a collaborare con tutti per svolgere un ruolo costruttivo nel ristabilire pace e stabilità in Medio Oriente”, ha dichiarato il presidente Xi Jinping durante una visita in Kazakistan.

Nel frattempo, secondo il New York Times, l’Iran avrebbe predisposto missili e altre apparecchiature belliche da impiegare contro le basi americane nel caso di un coinvolgimento diretto di Washington. Un’ipotesi che preoccupa la comunità internazionale. La premier italiana Giorgia Meloni, al termine del G7, ha ribadito: “L’obiettivo che tutti vogliamo è arrivare a negoziati che consentano all’Iran di non diventare una potenza nucleare”.

Sul fronte della cybersicurezza, la tensione si sposta anche nel dominio digitale. Il gruppo di hacker filo-israeliano The Predatory Sparrow ha rivendicato un nuovo attacco informatico contro Nobitex, il più grande exchange di criptovalute iraniano, minacciando la pubblicazione di dati interni e accusando la piattaforma di finanziare il terrorismo.

In parallelo, le operazioni militari nella Striscia di Gaza continuano con effetti devastanti: secondo l’agenzia palestinese Wafa, almeno 34 persone sono state uccise solo nella giornata di oggi a seguito dei bombardamenti dell’Idf. Tra le vittime, 11 si trovavano nei pressi di Wadi Gaza, mentre massicci attacchi hanno colpito anche Gaza City e Jabalia.

Il conflitto travolge anche l’equilibrio in Siria: la ritirata delle truppe americane da alcune basi nel nord-est del Paese sta lasciando spazio a una potenziale riorganizzazione dello Stato Islamico. Lo ha denunciato il comandante delle Forze Democratiche Siriane, preoccupato per una “rinascita” jihadista alimentata dal vuoto lasciato da Washington.

Mentre il mondo osserva con crescente inquietudine, Papa Leone ha lanciato un appello dal cuore della cristianità: “Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele e da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra. Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati”.

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