Immigrazione clandestina, 45 misure cautelari: al vertice dell’organizzazione tre avvocati del Napoletano

di Redazione

Un’organizzazione criminale capillare, con al vertice tre avvocati, capace di gestire con metodi da multinazionale dell’illegalità centinaia di pratiche per favorire l’ingresso irregolare in Italia di cittadini stranieri, prevalentemente bengalesi.

È quanto emerso dall’operazione condotta dalla Polizia di Stato all’alba di oggi, martedì 10 giugno, che ha portato all’esecuzione di 45 misure cautelari in diverse località della provincia di Napoli e in altri territori italiani, su mandato della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

L’inchiesta, avviata dopo le denunce di alcuni immigrati truffati, ha rivelato l’esistenza di un sistema ben strutturato che sfruttava le falle del Decreto Flussi e le finestre temporali dei cosiddetti click day per pilotare le domande di nulla osta al lavoro. “A capo dell’organizzazione c’erano tre avvocati di tre Caf – ha spiegato il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, in conferenza stampa – che chiedevano fino a 10mila euro per ogni immigrato, proveniente soprattutto dal Bangladesh. C’era un meccanismo di assunzioni fittizie, anche attraverso imprenditori ignari, con il furto dei dati dello Spid. I proventi erano tali che uno degli avvocati aveva acquistato una fiammante Ferrari”.

I tre legali, residenti nell’area vesuviana, operavano principalmente nei comuni di San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano e si servivano della copertura di Caf compiacenti per costruire una rete di falsi contratti di lavoro. Le istanze, secondo quanto riferito dagli investigatori, erano corredate da documentazione ideologicamente falsa, in particolare in merito all’idoneità degli alloggi e alla volontà di assunzione da parte di presunti datori di lavoro. “L’organizzazione – si legge nella nota della Procura – si avvaleva anche dell’utilizzo illecito di identità digitali, tra cui quella di un appartenente alle forze dell’ordine, per presentare migliaia di domande”.

Tra i coinvolti figura infatti anche un poliziotto, ritenuto l’esperto informatico del gruppo, che grazie all’impiego di pc ad altissime prestazioni era in grado di elaborare centinaia di pratiche nel giro di pochi secondi durante il click day. Un sistema che, per la sua rapidità e pervasività, lasciava ben pochi margini di accesso legale ai migranti onesti.

I provvedimenti cautelari hanno riguardato 23 arresti domiciliari e 11 obblighi di firma (questi ultimi per imprenditori coinvolti nel rilascio di assunzioni fittizie), mentre gli altri indagati sono sottoposti a misure meno afflittive. Le accuse, a vario titolo, includono associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa.

La portata economica dell’organizzazione è emersa con chiarezza anche dal sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo stimato in circa due milioni di euro, tra cui la Ferrari acquistata da uno dei tre avvocati ora in carcere.

In conferenza stampa, accanto al procuratore Gratteri, anche il questore di Napoli Maurizio Agricola e il dirigente della Squadra Mobile Giovanni Leuci, che hanno sottolineato il carattere innovativo e tecnologicamente avanzato del sodalizio criminale, capace di aggirare i controlli e di generare profitti elevatissimi sfruttando le speranze di chi cerca un futuro migliore.

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