West Nile, tre vittime in Campania: ultimo decesso al ‘Moscati’ di Aversa, è un 68enne di Trentola Ducenta

di Redazione

Un uomo di 68 anni residente a Trentola Ducenta è la terza vittima del virus West Nile in Campania. Il decesso è avvenuto nella serata di ieri all’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa, dove il paziente era ricoverato da alcuni giorni. Con questo nuovo caso, il bilancio delle morti collegate al virus in Italia sale a sette dall’inizio dell’anno.

Il secondo decesso nella regione, in ordine di tempo, si è verificato all’alba di venerdì scorso, alle ore 4.20, all’Ospedale del Mare di Napoli. A perdere la vita è stato un uomo di 74 anni, originario di Pomigliano d’Arco, trasportato d’urgenza nel nosocomio partenopeo il 20 luglio per un’emorragia digestiva. Due giorni dopo il ricovero aveva sviluppato febbre alta e uno stato confusionale, sintomi poi aggravati da una grave insufficienza renale. La notizia della morte è trapelata solo nelle ultime ore, come riportato da alcuni quotidiani.

Il primo decesso registrato in Campania risale invece a un 80enne di Maddaloni, anche lui positivo al West Nile e affetto da gravi patologie pregresse. L’uomo era ricoverato presso l’ospedale di Caserta, dove si trova tuttora un altro paziente maddalonese, contagiato dalla stessa infezione. Nel frattempo, un’altra vittima si segnala nel Lazio: un 77enne deceduto all’Istituto Spallanzani di Roma. L’uomo, affetto da patologie croniche e con un trapianto cardiaco alle spalle, aveva soggiornato recentemente a Baia Domizia, sul litorale casertano, dove sono stati confermati altri casi di contagio.

Il virus, trasmesso principalmente tramite la puntura di zanzare infette, torna a colpire con una preoccupante incidenza nelle regioni del Sud, alimentando l’allerta sanitaria già attiva in più province italiane. La preoccupazione è per le persone già affette da patologie. “Il West Nile, che attualmente sta destando particolare preoccupazione, rappresenta un pericolo per chi convive con una malattia reumatologica e ha un sistema immunitario reso più fragile dall’assunzione di farmaci immunosoppressori” spiega Gian Domenico Sebastiani, già presidente della Società italiana di reumatologia (Sir). “Il clima – prosegue Sebastiani – sta modificando anche il microbioma, condizionando il potenziale sviluppo di malattie reumatiche autoimmuni”. “L’esposizione a temperature elevate stimola il rilascio di citochine infiammatorie e aumenta lo stress ossidativo, peggiorando i sintomi di molte malattie autoimmuni” prosegue Sebastiani.  “L’inquinamento atmosferico, invece, può agire sull’epigenetica, ossia modificare il modo in cui i nostri geni funzionano, ‘accendendo’ quelli che scatenano infiammazione o autoimmunità e favorendo l’insorgenza di malattie reumatiche in persone predisposte”. Eventi estremi possono interferire con l’accesso alle cure, nella catena di distribuzione dei farmaci, sulla produzione di cibo e sulla diffusione di minacce un tempo lontane.

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