Una doppia operazione ha scosso ieri mattina Castellammare di Stabia, dove i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a due distinti provvedimenti nell’ambito di indagini contro la criminalità organizzata e l’occupazione abusiva di immobili pubblici. Al centro dell’azione repressiva, ancora una volta, la rete economica e relazionale riconducibile al clan D’Alessandro.
Su mandato della Direzione distrettuale antimafia di Napoli – che agisce sotto la direzione del procuratore Nicola Gratteri, con l’aggiunto Sergio Ferrigno e il sostituto Giuseppe Cimmarotta – i militari hanno proceduto al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro. Il provvedimento, firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, è la naturale prosecuzione dell’inchiesta Domino III, che tre settimane fa aveva portato all’arresto di undici persone, tra cui anche professionisti e imprenditori ritenuti legati al clan.
Gli indagati sono gravemente sospettati di far parte, a vario titolo, di un’associazione di tipo mafioso, oltre che di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, e corruzione in atti giudiziari, reati tutti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’organizzazione camorristica che da anni controlla parte del territorio stabiese.
Tra i beni finiti sotto sequestro spiccano attività commerciali, conti correnti, veicoli e proprietà immobiliari. I sigilli sono scattati anche per società operanti nei settori dell’edilizia, del commercio di caffè, della ristorazione, delle scommesse e degli impianti elettrici. A essere sequestrato anche il ristorante Le Tre Caravelle, gestito da Luciano Verdoliva, recentemente assolto dall’accusa di omicidio camorristico e scarcerato solo un mese fa. Per celebrare il ritorno in libertà, fu organizzato un brindisi a base di spumante e fuochi d’artificio proprio davanti al locale, situato nella villa comunale, in piena “zona rossa”.
Tra i beni sequestrati figura anche l’appartamento assegnato, secondo gli inquirenti, a una donna accusata di falsa testimonianza in un processo per omicidio del padre: in cambio del silenzio, avrebbe ricevuto l’abitazione per volere del clan. Sotto sigilli anche una società intestata al boss Vincenzo D’Alessandro, con sede a Nuoro, attiva nell’intermediazione di clienti e prodotti per impianti elettrici. L’operazione ha richiesto l’intera giornata, data l’ingente mole di beni da sottoporre a sequestro.
Parallelamente, la Procura di Torre Annunziata ha coordinato un’azione di sgombero in via Brin, nel rione Acqua della Madonna, dove sono stati liberati quattro appartamenti di proprietà del Comune occupati abusivamente da anni. In un caso l’occupazione risaliva al 2013, negli altri al 2022. Le istanze di regolarizzazione avanzate dagli occupanti sono state tutte respinte o mai presentate.
“La natura delle occupazioni – si legge nella nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso – è insuscettibile di regolarizzazione”. Le operazioni di sgombero sono state condotte da personale del commissariato di polizia, con il supporto di carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale stabiese. Due degli appartamenti sono già stati resi inaccessibili, mentre per gli altri due si stanno concludendo le operazioni. Gli immobili saranno affidati in custodia giudiziale al Comune.