Camorra, chieste condanne per i fratelli di Michele Zagaria: nel mirino azienda bufalina a Grazzanise

di Redazione

Una nuova pagina giudiziaria si apre sul clan dei Casalesi. Il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Ciro Capasso, ha chiesto pesanti condanne nei confronti di presunti fiancheggiatori del boss Michele Zagaria, al centro di una vicenda che ruota attorno alla gestione illecita di un’azienda bufalina di Grazzanise.

Secondo la ricostruzione della Procura, la società – formalmente intestata a Raffaella Fontana, madre dei fratelli Zagaria – avrebbe continuato a far confluire i propri proventi nelle mani della famiglia del capoclan, nonostante il sequestro e l’affidamento a un amministratore giudiziario.

Al termine della requisitoria, il pubblico ministero ha chiesto cinque anni di reclusione per Carmine e Antonio Zagaria, entrambi accusati di interposizione fittizia di beni, mentre per Aristide Cascella, ex amministratore giudiziario della stessa azienda, è stata invocata una condanna a sei anni. Nel processo figurano anche altri due imputati omonimi ma privi di legami di parentela con il boss di Casapesenna. Si tratta di Fernando e Antonio Zagaria: per quest’ultimo, accusato anche di associazione camorristica, la Dda ha chiesto 14 anni di carcere, mentre per il primo l’accusa ha avanzato una richiesta di cinque anni.

L’indagine getta nuove ombre sul sistema di potere economico del clan, capace – secondo l’accusa – di continuare a gestire attività redditizie anche dopo i sequestri, grazie a una rete di prestanome e compiacenze. La vicenda, oltre a sollevare interrogativi sulla reale efficacia del controllo giudiziario dei beni sottratti alla criminalità organizzata, punta i riflettori su presunti rapporti opachi tra soggetti formalmente incaricati della gestione e vecchi referenti del sistema mafioso.

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