Aversa, donna di 100 anni operata con successo al femore: al Moscati modello clinico d’eccellenza per i pazienti fragili

di Redazione

Aversa (Caserta) – Il caso clinico di una paziente centenaria racconta l’efficacia del protocollo “Femur Fast-Track Unit” per la gestione delle fratture da fragilità. Un intervento chirurgico delicato, eseguito su una donna prossima ai 100 anni, si è trasformato in un caso emblematico di medicina d’eccellenza presso l’Ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa.

La signora L.T., ricoverata lo scorso 26 maggio per una frattura pertrocanterica del collo del femore sinistro, è stata operata con successo il giorno successivo grazie all’intervento coordinato dell’équipe dell’Unità Operativa Complessa di Orto-Traumatologia. La paziente era arrivata al Pronto Soccorso in seguito a un trauma all’arto inferiore sinistro. Dopo la diagnosi, è stata immediatamente presa in carico dal reparto guidato dal dottor Achille Pellegrino, che insieme ai chirurghi Antonio Iorio e Giovanni Martinelli e all’anestesista Ciro Di Grazia, ha eseguito la riduzione e la stabilizzazione della frattura con un chiodo endomidollare bloccato. Nonostante l’età avanzata, il decorso post-operatorio è stato sorprendentemente favorevole: già alla terza giornata la paziente ha potuto iniziare a caricare l’arto operato e alla sesta è stata dimessa in buone condizioni generali.

L’intervento rappresenta una concreta dimostrazione dell’efficacia del “Femur Fast-Track Unit”, un protocollo multidisciplinare che il dottor Pellegrino definisce “vincente”. “Sta risultando vincente – afferma – il progetto Femur Fast-Track Unit, proposto dal dottor Bruno Di Maggio, direttore del Dipartimento di Area Chirurgica, e deliberato dal direttore generale Amedeo Blasotti”.

Il progetto è frutto di una sinergia tra diverse unità operative, con il sostegno del direttore sanitario, Stefania Fornasier, e la sottoscrizione dei direttori Rosa Raucci (Pronto Soccorso), Eufrasia Silvestro (Anestesia e Rianimazione), Luciano Fattore (Cardiologia), Saverio Misso (Trasfusionale), Gennaro Mazzei (Radiologia) e Ambrogio Petrillo (Medicina). Il percorso permette di intervenire tempestivamente riducendo i tempi medi di degenza pre e post-operatoria, con conseguente abbattimento del rischio di complicanze da allettamento e un contenimento dei costi sanitari e sociali.

Tuttavia, come precisa lo stesso Pellegrino, non sempre è possibile operare entro le 48 ore dall’evento traumatico: “Pazienti affetti da comorbidità che necessitano di essere inquadrati dal punto di vista clinico-strumentale e immediatamente corretti prima dell’intervento chirurgico, non sempre vengono trattati entro le 48 ore: in alcuni casi l’intervento chirurgico viene eseguito quando si raggiunge una stabilizzazione e una correzione di tutte le criticità organiche, avvalendosi di un costante monitoraggio generale, onde evitare complicanze talora anche letali”.

Per garantire la continuità assistenziale e una ripresa funzionale rapida, l’ospedale ha implementato anche un percorso riabilitativo aziendale per i pazienti con fratture da fragilità. “All’intervento chirurgico – spiega Pellegrino – deve seguire immediatamente un trattamento riabilitativo, in uno con un trattamento farmacologico di prevenzione di una seconda frattura, per la ripresa funzionale e la concessione precoce del carico e della deambulazione”.

Nel solco delle indicazioni dell’International Osteoporosis Foundation e della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, è stato inoltre predisposto un protocollo riabilitativo specifico e prospettata l’apertura di un ambulatorio “Fracture Liaison Service”, con l’obiettivo di ridurre il rischio di rifrattura nei pazienti “fragili”. Parte integrante del progetto è la creazione di un database dedicato e di una cartella clinica informatizzata per il monitoraggio continuo. “L’obiettivo finale – sottolinea il primario – è quello di evitare le rifratture, monitorando i pazienti in modo attento e controllato, per impedire il cosiddetto treatment gap. Solo così il ‘grande anziano’ potrà beneficiare di cure che assicurino il ritorno a compiere gli atti quotidiani della vita quo ante l’evento fratturativo”.

A conferma dell’impegno del reparto, il dottor Pellegrino evidenzia infine che “grazie al sostegno della Direzione Strategica coadiuvata dal dottor Blasotti abbiamo istituito un protocollo chirurgico pubblicato di recente sulla rivista internazionale Injury”. Protocollo che prevede, nei pazienti a rischio di nuova frattura, una procedura di local osteo-enhancement del collo-femore sano, eseguita contestualmente alla sintesi dell’arto lesionato.

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