È durata mesi l’indagine che ha consentito di smantellare una banda di rapinatori professionisti, specializzati in assalti a rappresentanti di preziosi, culminata lo scorso 8 maggio con l’arresto di sei persone tra Venezia, Treviso, Verona e Desio. Tutti gli indagati appartengono a un gruppo criminale composto da soggetti di etnia sinti, già noti alle forze dell’ordine per precedenti specifici.
Il caso ruota attorno a un colpo messo a segno a Valenza, nel cuore del distretto orafo piemontese, il 25 settembre 2024. In pieno giorno, mentre il rappresentante si trovava a bordo della propria auto, due uomini sono scesi da un veicolo, uno dei quali armato di una pesante mazza da lavoro. Dopo aver sfondato il finestrino posteriore, hanno afferrato uno zaino contenente gioielli per un valore complessivo di 230mila euro. Un terzo complice, alla guida dell’auto, li attendeva per la fuga. Il mezzo è stato abbandonato poco dopo nei pressi della strada per Valmadonna. Nel frattempo, la vittima, ancora sotto shock per la violenta aggressione, denunciava i fatti presso la stazione locale dei carabinieri.
Le indagini si sono mosse con rapidità ed efficienza. Fondamentale si è rivelata la dashcam installata sull’auto della vittima, che ha fornito immagini cruciali per l’identificazione degli autori. La Polizia Scientifica ha inoltre isolato un frammento di impronta papillare sul display del veicolo utilizzato dai rapinatori, elemento che ha permesso di risalire a un pluripregiudicato sinti.
L’inchiesta, coordinata dalla dottoressa Ilaria Prette, pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Alessandria, si è avvalsa di intercettazioni telefoniche, analisi dei tabulati e tracciamenti GPS. Decisivo l’apporto della Terza Sezione della Squadra Mobile della Questura di Alessandria, dei Carabinieri di Valenza e della Sezione Operativa del Nor.
La rete si è allargata grazie a indagini parallele condotte dai carabinieri di Piove di Sacco (Padova) e Santa Margherita Ligure (Genova), che hanno permesso di collegare gli stessi individui ad altri colpi. A Piove di Sacco è stato arrestato un ricettatore in possesso di parte della refurtiva. A Genova è stato denunciato un altro soggetto, coinvolto in un furto ai danni di un rappresentante orafo, in cui compaiono due degli autori della rapina di Valenza. Durante l’attività investigativa è emerso che la banda aveva colpito ancora: il 5 novembre 2024, a Due Carrare, nel Padovano, un commerciante era stato assalito con modalità analoghe. Anche in quel caso, erano stati documentati pedinamenti, appostamenti e sopralluoghi nei giorni precedenti all’aggressione.
Il cerchio si è chiuso con l’emissione da parte del gip di Alessandria di due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 49enne e un 38enne, arrestati rispettivamente a Venezia e Treviso. Un 20enne è stato invece indagato per ricettazione e concorso in rapina aggravata, dopo che una perquisizione ha rivelato il suo ruolo nel piazzare la refurtiva a un ulteriore ricettatore. Sono stati denunciati anche una 40enne pluripregiudicata residente a Treviso, un 29enne a Verona e un 54enne a Desio. Tutti gli arrestati risultano gravitare in ambienti criminali legati alla comunità sinti del Nord Italia, con una comprovata specializzazione nei furti e nelle rapine a danno di commercianti e rappresentanti orafi.
Dalle indagini è emerso un quadro inquietante: i membri del gruppo avevano pianificato la rapina di Valenza con largo anticipo, osservando l’abitazione e i movimenti della vittima, seguendola per giorni fino al momento scelto per colpire. Oggi si trovano tutti in carcere, tra Venezia e Treviso, ma le indagini non si fermano: gli inquirenti ritengono che la banda possa essere collegata ad altri episodi simili avvenuti in diverse regioni del Nord Italia. IN ALTO IL VIDEO