Sant’Arpino, affidamento diretto per il ledwall: opposizione chiede annullamento

di Redazione

Sant’Arpino (Caserta) – Una richiesta formale di annullamento in autotutela, depositata dai consiglieri comunali del gruppo “Misto”, sull’installazione di un ledwall in piazza Macrì, affidata direttamente (con determina n. 197 del 18 marzo 2025) ad una ditta riconducibile, secondo l’opposizione, al figlio di Salvatore Brasiello, già presentatore della lista “Risorgimento Atellano”, oggi forza di maggioranza in Consiglio comunale.

I consiglieri Cammisa, Lettera e Pezone parlano di assenza di qualsiasi procedura di evidenza pubblica: “Un affidamento privo di trasparenza, senza gara, che finisce proprio nelle mani di un familiare di un personaggio politico da sempre protagonista delle dinamiche di potere locali”, affermano in una nota congiunta. Pur non ricoprendo ruoli istituzionali, la sola vicinanza familiare con chi ha contribuito direttamente alla formazione della maggioranza consiliare, spiegano i consiglieri, “basta a sollevare interrogativi politici e istituzionali sulla reale imparzialità dell’azione amministrativa”. Dubbi resi ancora più pressanti dal contenuto di una dichiarazione pubblica dello stesso sindaco Ernesto Di Mattia, che in una seduta consiliare, disponibile integralmente sui social, aveva solennemente affermato: “Non consentiremo favoritismi ai parenti degli amministratori o agli amici degli amici”. Una promessa che, sottolineano i firmatari della richiesta, “oggi appare clamorosamente smentita dai fatti”.

Nel mirino anche la natura dell’iniziativa: l’impianto, secondo quanto previsto dal provvedimento, sarebbe stato destinato esclusivamente a finalità istituzionali. Tuttavia, i consiglieri denunciano che la società incaricata promuove sui propri canali social la vendita di spazi pubblicitari a pagamento, in totale assenza di un ritorno economico per l’Ente. “Non solo – precisano – ma l’installazione è avvenuta su suolo pubblico, con alimentazione elettrica da fonte non specificata, e senza alcuna forma di compensazione per il Comune”. Una gestione definita “opaca”, che si inserisce in un contesto di dissesto finanziario in cui – sostengono i consiglieri – “l’utilizzo delle risorse pubbliche dovrebbe seguire criteri rigorosi di trasparenza, imparzialità e interesse collettivo, come ribadito anche da recenti sentenze del Consiglio di Stato in materia di pubblicità su suolo pubblico”.

La critica è tagliente: “Si tratta di una scelta che più che rispondere a un’esigenza di informazione pubblica, somiglia a un’operazione dal sapore elettorale. Un favore, magari, per rinsaldare legami utili in vista di futuri appuntamenti politici. Ma il travestimento sotto le spoglie della comunicazione istituzionale – osservano i consiglieri – rischia di trasformare il messaggio pubblico in strumento di consenso privato”.

Un messaggio chiaro quello che arriva dai banchi del gruppo Misto: “La politica non può ridursi a una questione di parentele. Ogni amministratore ha il dovere di assicurare scelte limpide, scevre da conflitti e interessi familiari. La trasparenza non è una parola da pronunciare nei comizi, è un principio costituzionale. E i cittadini meritano coerenza, non promesse infrante”. I consiglieri concludono ribadendo il proprio impegno “per la legalità, la correttezza amministrativa e la difesa dell’interesse pubblico”, auspicando che la richiesta venga accolta e il provvedimento revocato in autotutela.

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