Legambiente: “Dispersioni di metano rilevanti nel Casertano, preoccupa situazione a Teverola”

di Redazione

Dispersioni di metano, alcune rilevanti, dalle infrastrutture del gas in Campania. È quanto emerge dalla terza tappa della campagna nazionale di Legambiente “C’è puzza di gas – Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, che ha fatto tappa in regione con un monitoraggio puntuale tra Napoli e Caserta. I dati parlano chiaro: su 39 elementi controllati in dieci impianti, in 16 sono state rilevate concentrazioni rilevanti di metano, un gas serra che nei primi vent’anni ha un potere climalterante fino a 86 volte superiore alla CO₂.

I rilevamenti, effettuati il 5 e 6 maggio scorsi con un avanzato “naso elettronico” a infrarossi, sono stati illustrati nel corso di un convegno ospitato presso il Complesso Universitario di Monte Sant’Angelo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, alla presenza di esperti e attivisti.

I numeri raccolti disegnano una mappa di criticità diffusa. A Casavatore (Napoli), presso una stazione di valvola, le emissioni hanno toccato picchi di 35.378 ppmm, con una media di 4.857. Nello stesso comune, un impianto Remi ha fatto registrare medie di 157 ppmm su tre flange. Spostandosi ad Aversa (Caserta), le dispersioni raggiungono le 512 ppmm sulle flange dell’impianto locale, mentre cinque sfiati superano i 28.000 ppmm. A Lusciano (Caserta), tra flange e valvole, si arriva a una media di 247 ppm*m. Tra i siti più preoccupanti, Teverola (Caserta): qui due flange dell’impianto Remi mostrano una media di 1.211 ppmm, mentre cinque sfiati raggiungono i 2.777 ppmm. La stazione di valvola tocca una media di 5.296. A Capodrise (Caserta), tre sfiati sfiorano i 37.383 ppmm, con una media di 4.211. Anche la vicina stazione di valvola riporta medie di 2.924 ppmm. Maddaloni (Caserta) conferma una situazione già nota: quattro flange segnano 415 ppm*m di media, mentre uno sfiato supera i 680 e un serbatoio si attesta sui 213.

“I dati rilevati dai nostri monitoraggi evidenziano ancora una volta che il nostro Paese deve ancora affrontare un lungo e complesso percorso per ridurre, fino ad azzerare, le emissioni fuggitive”, ha dichiarato Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente, sottolineando che “si tratta di dispersioni che non dovrebbero verificarsi, spesso legate a carenze nella manutenzione o a pratiche eccezionali come il venting. Per questo, chiediamo regole più stringenti, controlli severi e l’inclusione della nostra associazione nel tavolo tecnico istituzionale del ministero dell’Ambiente”. Parole rilanciate anche da Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania, che ha posto l’accento sul nodo energetico nazionale: “Serve una revisione delle politiche che ancora puntano sul gas, ostacolando la crescita delle fonti rinnovabili. I dati campani lo dimostrano: le dispersioni di metano rappresentano una minaccia climatica e sanitaria, oltre che un’inutile fonte di spreco”.

L’Italia, intanto, arranca anche sul fronte normativo. È in ritardo sia sull’attuazione del Global Methane Pledge – che prevede il taglio delle emissioni del 30% entro il 2030 – sia rispetto alle scadenze previste dal nuovo Regolamento europeo sulle emissioni di metano. Il nostro Paese non ha ancora designato le autorità competenti né ricevuto i piani di indagine degli operatori energetici, come richiesto entro il 5 maggio scorso. Il metano, oltre a surriscaldare il pianeta, contribuisce alla formazione dell’ozono troposferico, una sostanza nociva per la salute umana e responsabile, secondo l’Unione Europea, di oltre 70mila morti premature all’anno. Ridurne la presenza nell’atmosfera significherebbe anche tutelare la salute pubblica e ridurre i danni alle colture agricole, stimati in 2 miliardi di euro ogni anno.

La campagna “C’è puzza di gas”, sostenuta dall’Environmental Investigation Agency nell’ambito della Methane Matters Coalition, è alla sua terza edizione e proseguirà nei prossimi mesi con tappe in Marche, Lombardia, Veneto, Umbria e Calabria. Il suo obiettivo è promuovere una transizione energetica realmente sostenibile, che abbandoni il fossile in favore delle rinnovabili, abbattendo costi e rischi per l’ambiente e la collettività. E chiedendo che le famiglie non paghino più, in bolletta, per le inefficienze del sistema.

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