Aversa, aggredì dottoressa all’ospedale “Moscati”: condannata a un anno e otto mesi

di Daniela Rosato

Aversa (Caserta) – Una condanna a un anno e otto mesi di reclusione, in detenzione domiciliare. E’ l’esito del processo che ha visto imputata una donna di 34 anni, originaria del Napoletano, per una violenta aggressione ai danni di una 32enne dottoressa del Pronto Soccorso dell’Ospedale “Moscati” di Aversa. I fatti risalgono al 25 ottobre scorso, quando la paziente, infuriata per l’attesa, scagliò contro la professionista il monitor e la stampante di un computer, provocandole contusioni al torace e una lesione al braccio sinistro, giudicate guaribili in trenta giorni.

La vicenda ha avuto un impatto significativo anche a livello istituzionale. Per la prima volta nella sua storia, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Caserta, con il presidente Carlo Manzi e l’intero Consiglio, ha deciso di costituirsi parte civile in un procedimento penale per minacce e lesioni ai danni di un sanitario. Una scelta che la sentenza ha pienamente accolto, riconoscendo le responsabilità dell’imputata anche in merito al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali.

«È un precedente che segna un punto fermo – ha commentato il presidente Manzi – riaffermando con decisione il diritto dei medici a lavorare in sicurezza e con dignità. La nostra costituzione di parte civile vuole essere un messaggio inequivocabile: saremo sempre al fianco dei colleghi vittime di aggressioni». E aggiunge: «Abbiamo proposto al Consiglio regionale della Campania una legge che, sulla scia di quanto fatto in altre Regioni, garantisca condizioni di sicurezza più efficaci nei luoghi di cura».

L’inchiesta, affidata alla Procura di Napoli Nord e condotta dai carabinieri, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico della donna. Secondo la ricostruzione fornita dai militari del Nucleo operativo e radiomobile, la 34enne era giunta in Pronto Soccorso nel pomeriggio, intorno alle ore 17.30, ed era stata presa in carico da una dottoressa. Dopo aver effettuato le analisi del sangue, era attesa per ulteriori esami strumentali. Alle 18.15, però, risultava irreperibile e la dottoressa, ipotizzando che avesse abbandonato il percorso di cura, chiuse la scheda clinica. Dieci minuti più tardi, la paziente rientrava in ospedale e, appresa la chiusura del caso, costringeva la dottoressa a riattivare la procedura.

L’episodio culminava intorno alle ore 20, quando la donna faceva irruzione nella postazione medica e aggrediva fisicamente la professionista, per poi allontanarsi con i familiari. Una guardia giurata, ascoltata dai carabinieri, confermava l’accaduto. Agli inizi di dicembre, all’esito delle indagini, la donna veniva tratta in arresto e sottoposta ai domiciliari, in attesa del processo terminato con la sua condanna.

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