Aversa, D’Angelo: “Golia tradito dagli pseudo ‘responsabili’ e dalla presunzione di restare in sella”

di Francesco di Biase

Aversa (Caserta) – Non ci sta la consigliera Eugenia D’Angelo alle accuse mosse dal sindaco sfiduciato Alfonso Golia con le quali, su quanto avvenuto nel Consiglio comunale che ha decretato la bocciatura del bilancio e la fine dell’amministrazione, puntava il dito anche contro un pezzo del Pd e contro i consiglieri Dem eletti nel 2019 nella sua coalizione (fuoriusciti dalla maggioranza in occasione del ribaltone del 2020, ndr.) poiché artefici, a suo dire, di essersi prestati con l’opposizione, unitamente all’astensione determinante del presidente dell’Assise, Roberto Romano, alla non approvazione del bilancio previsionale che ha decretato la prematura fine della sua consiliatura. – continua sotto –

«L’esperienza amministrativa di Golia era già finita il 30 novembre 2020 quando ha perso, in un sol colpo, 7 consiglieri su 16 dell’originaria maggioranza, frattura di cui ha la gran parte della responsabilità insieme ai suoi referenti istituzionali», esordisce D’Angelo, che aggiunge: «Ha creduto alle sirene politiche che lo hanno convinto che “i responsabili” avrebbero sostenuto la sua sindacatura per “spirito di servizio” rendendosi conto solo dopo qualche mese che la “responsabilità” e lo “spirito di servizio” avevano, in concreto, un prezzo salato da pagare, al di là della perduta credibilità politica. Ha dovuto sacrificare alle “desiderata” dei suoi referenti istituzionali non solo i suoi consiglieri di maggioranza ma anche valenti assessori come Nico Carpentiero e Luigi di Santo. Nel lungo logoramento amministrativo ha perso ogni e qualsiasi credibilità politica, oltre ad aver sperperato il credito politico di cui lo avevano investito i cittadini aversani, sgomenti nell’osservare la decadenza della città e il tradimento del progetto politico-amministrativo in cui avevano creduto».

La consigliera entra poi nel vivo: «Ha sopravvissuto, male, in un susseguirsi di veti incrociati all’interno della nuova, raccattata e conflittuale compagine di maggioranza costruita arruolando consiglieri eletti nella Lega di Matteo Salvini e in altre liste di forte ispirazione di centrodestra. Lungo il percorso ne ha persi altri e, infine, anche l’ultimo, Roberto Romano, che gli garantiva la maggioranza in Consiglio Comunale. La sua sprezzante presunzione, e la convinzione che nessuno lo avrebbe mai mandato a casa per non perdere la poltrona, è stata la causa della sua debacle amministrativa. Per chi, come me ed altri, non vive di politica, andare o non andare a casa era poco rilevante. Ed è anche indice della sua profonda meschinità scagliarsi contro chi fino a poche settimane prima gli aveva garantito la maggioranza in Consiglio Comunale quando costui ha deciso di staccare la spina. Sulla bontà dei progetti messi in campo non serve sprecare altre parole: basta andare a piazza Magenta e osservare le rovine di quel che avrebbe dovuto essere una pista ciclabile finanziata con i fondi del Pnrr o altre simili genialate. Per me, ciò che contava, ciò a cui dare priorità, era l’interesse di Aversa e dei suoi cittadini. Mai avrei potuto dare il mio voto favorevole ad atti amministrativi che, a mio parere, hanno mortificato e mortificheranno, anche in futuro, la nostra città. Io ho scelto, da oltre tre anni, di non essere complice».

Sulle vicende interne del Partito Democratico, la consigliera di opposizione conclude: «Ricordo, inoltre, all’ex sindaco che non sono iscritta al Partito Democratico da cui vorrebbe farmi cacciare pur essendo stata eletta nella lista di quel partito. La sua nuova trovata da pr, la sediolina rossa, non lo salverà dalla scelleratezza delle sue scelte amministrative, dall’aver soggiaciuto all’abbraccio mortale dell’accordo Graziano-Zannini sulla scorta del “perimetro politico dell’area De Luca” sulla cui adesione credo debba dare spiegazioni credibili alla nuova segreteria nazionale».

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