Napoli, bancarotta fraudolenta: assolto l’imprenditore Domenico Provenzano, titolare di “Sciuscià”

di Antonio Taglialatela

Napoli – Finisce il calvario giudiziario del noto imprenditore napoletano, Domenico Provenzano, titolare del brand di abbigliamento per bambini “Sciuscià”, che è stato assolto, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale da 6 milioni di euro dopo il fallimento della società avvenuto nel marzo 2016. – continua sotto –

Le accuse – Nel marzo 2017 la Guardia di Finanza di Napoli eseguì un decreto di sequestro patrimoniale preventivo, emesso dal gip su richiesta della Procura partenopea, delle quote di società attive nel settore della vendita di capi di abbigliamento per bambini sotto il noto brand “Sciuscia” (con negozi a Napoli, in via dei Mille e al Vomero, e all’Outlet di Marcianise-Caserta) e di tutti i beni trovati negli esercizi commerciali. Secondo le risultanze investigative, si sarebbe verificata l’illecita cessione di fatto dell’azienda, da parte del suo amministratore Domenico Provenzano, prima in favore della “Macm Love srl”, poi della “Gallery srl” e, infine, della “Gold srl”, la prima e l’ultima riconducibili alla moglie dell’imprenditore, mentre la seconda a una sua ex dipendente. Le tre società sarebbero state costituite ad arte per permettere, a fronte di due milioni di euro di debiti, lo spostamento di fondi insolventi per 1,2 milioni.

Il processo – Nel corso del dibattimento, il legale difensore dell’imputato, l’avvocato Roberto Imperatore (nella foto), ha dimostrato, con l’ausilio del consulente tecnico esperto di economia aziendale e finanza aziendale, il dottor Pietro Luca Bevilacqua, che, pur essendovi continuità societaria tra la fallita “Sciuscià srl” e la “Macm Love srl”, azienda costituita nel 2015 all’interno degli stessi ed identici punti vendita di Napoli, la nuova impresa non aveva distratto alcun avviamento patrimonialmente apprezzabile dalla società fallita, quindi non aveva creato alcun concreto pericolo per i creditori. Inoltre, ammesso e non concesso ci fosse continuità con la “Gallery srl”, allo stesso modo non vi era stato alcun avviamento illecitamente distratto dalla società fallita in favore di questa seconda “newco”. Discorso identico per la società “Gold srl”, azienda in continuità con la fallita, esattamente come “Macm Love”.

L’assoluzione – All’esito di un’istruttoria processuale lunga e tecnicamente complessa, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di Provenzano per 4 capi d’imputazione, ritenendo, invece, di dovere condividere l’assunto difensivo sulle restanti contestazioni per insufficienza di prove. Ma il tribunale di Napoli, aderendo integralmente alle conclusioni dell’avvocato Imperatore, è andato oltre, assolvendo Provenzano da tutti gli 11 capi d’imputazione (anche i 4 per i quali l’accusa aveva, invece, invocato la condanna), e non con la formula dubitativa bensì con quella largamente liberatoria e che non ammette repliche, “perché’ il fatto non sussiste”, e disponendo, di conseguenza, l’immediato dissequestro di tutte le aziende sottoposte ad ablazione nel 2017 e la restituzione dei beni.

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