‘Ndrangheta, 56 arresti in tutta Italia: anche ex assessore regionale e funzionari Regione e Prefettura

di Redazione

Sono 56 le persone indagate in tutta Italia, dalla Dda di Catanzaro, coinvolte nella maxi operazione “Olimpo”, eseguita dalla polizia tra Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila, Spoleto e Civitavecchia. 41 indagati sono finiti in carcere, tra questi anche i vertici delle cosche Mancuso, La Rosa, Il Grande e Accorinti, mentre altri 15 ai domiciliari. In carcere boss del calibro di Luigi Mancuso, detto “Zi Luigi”, Diego Mancuso, Domenico La Rosa, detto “Zi Micu”, Antonio La Rosa e Giuseppe Antonio Accorinti, detto “Peppone”, alcuni dei quali già detenuti poiché imputati nel maxi-processo “Rinascita-Scott”. – continua sotto –  

Tra gli arrestati figurano anche l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani, già coinvolto nell’inchiesta “Imponimento”, finito in carcere e accusato, in qualità di imprenditore di estorsione; l’ex dirigente regionale del Dipartimento Turismo e Beni Culturali della Regione Calabria Pasquale Anastasi, ai domiciliari, accusato di traffico di influenze illecite; il capo struttura dello stesso dipartimento Rodolfo Bova, ai domiciliari, accusato di corruzione; e due funzionari della prefettura di Vibo Valentia, Rocco Gramuglia e Michele La Robina, accusati di rivelazione del segreto d’ufficio.

Le misure cautelari richieste dalla Procura della Repubblica catanzarese, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, riguardano i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa.

L’operazione trae origine dalle attività di indagine tese a disarticolare le consorterie ndranghetiste sul territorio della provincia di Vibo Valentia, poi sfociate nel maxi processo Rinascita-Scott. Nel provvedimento firmato dal gip di Catanzaro Chiara Esposito viene evidenziata l’esistenza e l’operatività della ‘locale’ di Limbadi e Nicotera e delle ‘ndrine operanti sui territori di Ricadi, Tropea e Parghelia, al cui interno è stata documentata la partecipazione, con ruoli diversi, delle famiglie di ndrangheta più egemoni del territorio e dei rispettivi affiliati ed interessati agli investimenti nel settore del turismo. Contestualmente, è stato disposto un ingente sequestro preventivo di beni mobili, immobili e quote societarie per circa 250 milioni di euro. – continua sotto –  

Secondo l’accusa, l’ex assessore Francescantonio Stillitani, assieme ad altri indagati, avrebbe costretto un imprenditore ad assumere due persone “con mansioni di guardiani, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato”. L’ex dirigente regionale Pasquale Anastasi, invece, tra il 2017 e il 2018, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe sfruttato “la nutrita rete relazionale intessuta con i vertici dell’apparato amministrativo dell’Ente nel corso della sua attività lavorativa” e si sarebbe fatto promettere indebitamente da un tour operator tedesco ingenti somme di denaro a mezzo “consulenza” prestata in favore della stessa azienda in cambio della sua opera di mediazione finalizzata ad ottenere finanziamenti regionali che sarebbero serviti per la realizzazione a Squillace (Catanzaro) di una struttura di 350 camere, per un volume d’affari di 26 milioni di euro.

Secondo il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, “la poderosa operazione di polizia giudiziaria che è stata portata a conclusione ha consentito di smantellare un’agguerrita consorteria mafiosa riconducibile al ‘crimine’ di ndrangheta vibonese, da almeno 4 anni impegnata nella massiva consumazione di diversi delitti che vanno dall’associazione mafiosa, alle estorsioni, all’intestazione fittizia di beni, alla detenzione illegale di armi, al traffico di influenze illecite e alla corruzione – questi ultimi due reati aggravati dal metodo mafioso – nonché all’associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di macchine agricole, aggravata dalla transnazionalità, con il conseguente inquinamento dell’economia locale, finendo così con il condizionare la libertà economica e commerciale dell’intero tessuto sociale del litorale e delle aree prossime alla rinomata località turistica di Tropea”.

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