Droga dalla Colombia all’Australia, arrestato il presidente del Villa Literno Calcio

di Nicola Rosselli

Villa Literno (Caserta) – Una foto con un carico di seicento panetti di cocaina trasportati a bordo di un camion la cui motrice recava una targa che ha fatto rilasciare alla società di logistica Fontana Service con sede a Lusciano. E’ questa immagine, scambiata su una chat di WhatsApp, che inchioderebbe il 52enne Giovanni Fontana, di Villa Literno, presidente della locale squadra di calcio che milita nel girone A del campionato Eccellenza, con precedenti per rapina, furto e armi. – continua sotto – 

L’uomo, difeso dagli avvocati Giovanni Cantelli e Mario Griffo, tra l’altro, detiene il 50% della società di logistica, mentre l’altra metà è detenuta dal fratello Michele. Giovanni Fontana farebbe parte di un’organizzazione dedita allo spaccio di grandi quantitativi di droga. Trenta le persone coinvolte, ad eccezione di Fontana tutte del napoletano, in questa struttura che vedeva al vertice Raffaele Imperiale, narcotrafficante 48enne di Castellamare di Stabia, residente negli Emirati Arabi, organico al clan camorristico degli Amato-Pagano, che avrebbe vantato un passaporto diplomatico. Un giro d’affari di milioni di euro tanto che, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare redatta dalla gip Linda D’Ancona del tribunale di Napoli, Imperiale insieme ad un altro coimputato, Gianmarco Cerrone, avrebbe anche ipotizzato di comperare la Società Calcio Napoli. Ad operare il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) della Guardia di Finanza di Napoli, coordinato dal colonnello Danilo Toma.

Questi i nomi delle persone coinvolte: Mario Allegretti, 50 anni, di Giugliano; Luca Alvino, 46 anni, di Napoli; Massimo Ballone, 61 anni, di Pescara; Bartolo Bruzzaniti, 47 anni, residente in Costa d Avorio; Luca Cammarota, 42 anni, di Napoli; Carmine Amedeo Cappelletti,  69 anni, di Avezzano, in provincia dell’Aquila; Bruno Carbone, 45 anni, di Giugliano; Gianmarco Cerrone, 29 anni, di Giugliano (Napoli); Antonio Cerullo, 46 anni, di Napoli; Raffaele Di Matteo, 42 anni, di Napoli¸ Antonio De Dominicis, 36 anni, di Napoli; Giovanni Fontana, 52 anni, di Villa Literno; Giovanni Franceschiello, 41 anni, di Napoli; Ciro Gallo, 50 anni, di Giugliano (Napoli); Corrado Genovese, 34 anni, romano residente negli Emirati Arabi Uniti a Dubai; Giovanni Gentile, 65 anni, di Andria; Giuseppe Gentile,  40 anni, di Rosarno (Reggio Calabria); Raffaele Imperiale, 48 anni, residente negli Emirati Arabi Uniti; Bruno Francesco Leone, 65 anni, Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria); Marco Ligori, 37 anni, di Mugnano di Napoli; Diego Luca, 34 anni, di Cittanova (Reggio Calabria); Girolamo Luca, 67 anni, di Cittanova, residente a Ravenna; Giuseppe Mammoliti, 51 anni, di San Luca (Reggio Calabria), residente a Duisburg, in Germania; Raffaele Mauriello, 33 anni, di Melito di Porto Salvo e di fatto domiciliato negli Emirati Arabi Uniti; David Charles Mirone, 50 anni, residente negli Emirati Arabi Uniti; Fortunato Murolo, 52 anni, di Mugnano di Napoli; Marco Panetta, 49 anni, di Cisterna di Latina; Antonio Puzella, 56 anni, di Solopaca (Benevento); Mario Simeoli, 45 anni, di Marano di Napoli; Daniele Ursini, 49 anni, di Casagiove.

Chi aveva inviato quella foto, subito dopo averlo fatto, inviava un altro messaggio nella medesima chat di gruppo raccomandandosi di non inoltrare la foto ad altri in quanto era visibile la targa del camion. Quei 600 chili di cocaina sarebbero, poi, stati occultati tra un carico di pietre prima nel deposito nella disponibilità di Fontana, che i componenti dell’organizzazione avrebbero chiamato con il soprannome di “o’ cafone”, a Castelvolturno e da lì, dopo essere stati spostati in un container, spediti via mare, in partenza dal porto di Napoli, nella lontana Australia. Una spedizione che il presidente del Villa Literno Calcio avrebbe seguito monitorandone il tragitto. Assicurandosi, dapprima, che la nave con a bordo il container fosse partito dal porto del capoluogo partenopeo il 28 novembre del 2020 e fosse poi giunto in Australia nel giorno dell’Epifania del 2021. Quello che non è stato possibile accertare è quale fine abbia fatto il carico di cocaina. – continua sotto – 

Nell’ordinanza viene anche riportato che il carico, alla fine, sebbene arrivato a destinazione, non fu consegnato perché sequestrato dalla polizia australiana. In un primo tempo, poiché la notizia del sequestro non era stata resa pubblica, Fontana temeva che il carico fosse stato rubato. Accurata anche la preparazione del carico. I panetti furono sigillati sottovuoto immersi nella candeggina e successivamente sigillati sottovuoto una seconda volta. Nei dialoghi tra gli imputati si comprende anche il motivo della lunga e complessa operazione di sigillatura e confezionamento. Lo fa proprio Raffaele Imperiale che evidenzia come sia necessario farlo per evitare che i cani potessero scoprire la sostanza stupefacente. Nello specifico, David Charles Mirone, seguendo le direttive di dettaglio impartite da Raffaele Imperiale, ed avvalendosi della collaborazione di Ciro Gallo, Luca Alvino e dello stesso Fontana, dirigeva ed eseguiva materialmente tutte le operazioni connesse al confezionamento del suddetto stupefacente e al suo occultamento all’interno di un carico di pietre. Lo stesso Mirone, durante le operazioni, attraverso mezzi di comunicazione criptati aggiornava circa lo stato delle attività Raffaele Imperiale.

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