Salvatore Nuvoletta, 40 anni l’uccisione del carabiniere eroe

di Redazione

Salvatore Nuvoletta, 40 anni fa l’uccisione del carabiniere che, invece di sottrarsi al fuoco dei sicari, pensò prima a salvare la vita ad un bambino. Una vittima innocente, ma anche un eroe della nostra terra che, come don Peppe Diana, Giancarlo Siani e tanti altri, merita di essere sempre celebrato, soprattutto nelle scuole, e portato all’attenzione delle nuove generazioni come esempio di coraggio e responsabilità. – continua sotto – 

Nato a Marano di Napoli, a soli 17 anni Salvatore si arruolò nei Carabinieri. Come primo incarico fu trasferito alla caserma di Casal di Principe. Nel giugno del 1982 i suoi colleghi furono coinvolti in un conflitto a fuoco con alcuni camorristi, nel corso del quale restò ucciso il boss Mario Schiavone. Quel giorno Salvatore era assente per il turno di riposo settimanale ma il clan dei casalesi, allora guidato dal suo fondatore Antonio Bardellino, per la sua ritorsione “selezionò” come bersaglio proprio Nuvoletta, meno protetto e più facile da colpire, ottenendo il benestare e il supporto logistico della famiglia camorristica di Marano, il potente Clan Nuvoletta. Un’altra ipotesi, mai avvalorata, è che il suo nome fu “venduto” a Bardellino da qualche corrotto tra le mura della caserma. Far credere, quindi, che fosse stato Salvatore a uccidere il boss, nonostante la sua assenza alla sparatoria, approfittando anche del fatto che il giovane carabiniere fosse già “osservato” dal clan poiché notato più volte parlare in paese, durante il servizio, con ragazzi casalesi che invitava a non prendere mai la strada della camorra.

Era il 2 luglio del 1982. Salvatore si trovava a Marano, seduto su una sedia di legno vicino al negozio di frutta e verdura dei genitori, in via Santa Maria a Cubito. In braccio aveva un bambino di 9 anni, Bruno D’Aria, con il quale giocava. All’improvviso arrivò il commando omicida. Tre uomini lo avvicinarono, chiamandolo per nome per accertarsi che fosse lui. Salvatore aveva già capito cosa stava per accadere ma ebbe la lucidità di spingere lontano da sé il bambino, giusto in tempo prima che fosse raggiunto da una raffica di proiettili. Morì sul colpo. Mentre era a terra, ormai privo di vita, gli si fiondò addosso il piccolo Bruno, implorando in lacrime che si “svegliasse”. Poco prima Salvatore aveva promesso che nel pomeriggio gli avrebbe comprato una bicicletta, una di quelle Bmx che sognava ogni bambino di quell’epoca. Ma gli fece un regalo più grande: la vita.

Salvatore sapeva che stava circolando il suo nome come “capro espiatorio”, tanto che alla madre, che gli chiedeva insistentemente di scappare via, lui un giorno rispose: “Mamma, ma come vado via? Io sono un carabiniere, non me ne posso andare. So di dover morire, me lo hanno detto, ma non ho paura. Io sono un carabiniere”.

Oltre a ricevere una medaglia d’oro al merito civile, a lui sono stati intitolati un centro sportivo polivalente confiscato al boss Francesco Schiavone; lo stadio comunale di Marano di Napoli; la cooperativa sociale “Nuvoletta Per Salvatore”; la Sezione dell’Associazione nazionale carabinieri di Giugliano in Campania; la piazza antistante la caserma dei Carabinieri di Trezzano Sul Naviglio (Milano); la scuola dell’infanzia “Salvatore Nuvoletta” di Casal di Principe, edificata su un terreno sequestrato alla camorra.

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