Orta di Atella, il brano “Ragazzo ombra” del chitarrista Michele Cristofaro per dire no a tutte le guerre

di Redazione

“Ragazzo ombra” è un brano musicale, uscito lo scorso 1 gennaio, che, a distanza di qualche mese, ha registrato 1274 visualizzazioni sul canale Youtube. Autore il chitarrista Michele Cristofaro, di Orta di Atella (Caserta), supportato dalla band “The Unknown”, formata da Marco Ortenzo (voce, piano), Leonardo Misso (basso) e Gaetano Ortenzo (batteria). – continua sotto –

“Ragazzo ombra” è il frutto di un vero e proprio discernimento interiore e artistico nel panorama musicale che affonda le sue radici nel lontano 1992 quando i versi di questo singolo cominciarono ad affiorare e a venire alla luce a seguito del cruento conflitto nei Balcani, in Bosnia. Oggi sono più che mai attuali. Il supporto tecnico e musicale è stato poi elaborato in pieno periodo pandemico.

A distanza di qualche mese ai più è sembrato un brano profetico, in quanto affronta l’annoso e drammatico binomio tra la vita di un ragazzino e la guerra. Il singolo è stato registrato e poi diffuso qualche mese prima dell’inizio delle operazioni militari in Ucraina; e per i valori e i riferimenti esplicitati nel testo si rifà alla crudele condizione umana degli innocenti che sono chiamati a “cercare il coraggio”, a trovare “uno spiraglio di luce”, in “un mondo pieno di guerre e di sangue”.

Ma per saperne di più abbiamo anche intervistato l’autore. “La canzone – dice Cristofaro – è stata scritta in una lontana giovinezza in chiave rock. Dopo la guerra nei Balcani e il dramma della pandemia del Covid, abbiamo rivisitato il testo e la musica, rielaborando il tutto attraverso un rock più melodico”. Perché il termine ombra? “L’ombra – spiega il musicista ortese – mette in evidenza un ragazzo che nella sua adolescenza ha visto cambiare la sua città in cui viveva, per poi da grande vedere e toccare con mano le atrocità della guerra. Il protagonista del brano capisce che se anche quelli che noi chiamiamo eroi di pace e di giustizia sono scomparsi, ciò che ci hanno trasmesso e lasciato non può morire. Pertanto – conclude il chitarrista – la canzone è un inno alla luce, ad amare, sentimento che il ragazzo non aveva mai cercato”. – continua sotto –

Sono decenni che artisti e cantanti denunciano a suon di note la “stupidità” di chi si fa promotore di efferati delitti contro l’infanzia e i bambini attraverso la guerra e nello scenario internazionale oggi ricordiamo molti brani come “Zombie” dei Cranberries, o “War is over” di John Lennon, o ancora “Il mio nome è mai più” di Ligabue, Piero Pelù e Jovanotti. Ebbene, il brano di Cristofaro rientra a pieno titolo nella famiglia di quelle canzoni che sono un grido contro ogni forma di violenza che scaturisce dal conflitto tra gli uomini. Nell’elaborazione del testo e del video di supporto, realizzato assemblando le elaborazioni musicali degli artisti della band, che hanno eseguito il brano a distanza, emergono contrastanti le “ombre” di un mondo di “guerre e di sangue” e gli esempi di giustizia e di pace, con espliciti riferimenti a Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, Don Peppe Diana, i magistrati Falcone e Borsellino.

Mediante un sottofondo rock in crescita si passa dall’immagine dei soldati che combattono in una città distrutta, devastata dalle bombe, rasa al suolo e piena di macerie, a quella di un ragazzo che nell’ombra, seduto su un muretto, anche se appare come un “invisibile” è invogliato a cercare la pace, la luce, a combattere con coraggio per riemergere dal baratro della mentalità distruttiva che porta gli uomini all’autoannientamento, alle povertà, alle miserie, alla fame. Insomma l’eterno duello tra il bene e il male, tra la luce della vita e le ombre della morte che fanno da sfondo al richiamo a non disperare.

Attraverso un rock ritmato e struggente, ritornelli che si ripetono e nei giochi sonori tra toni e volume, tra suoni aperti e acuti si vuole rompere il silenzio delle coscienze di fronte alle scene di osceni orrori che recepiamo attraverso i media o che vengono constatate sul campo per mezzo delle più disparate missioni di pace. IN ALTO IL VIDEO 

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