Aversa, le associazioni dicono no all’isola ecologica in zona Cappuccini

di Redazione

Aversa (Caserta) – Contestano la realizzazione di un’isola ecologica nell’area dei Cappuccini, alle spalle dell’Ippodromo, che l’amministrazione Golia vuole concretizzare attraverso il cambio di destinazione d’uso: da verde a zona servizi. Sono le associazioni “Fridays for Future Aversa”, Archeoclub “Aversa Normanna”, Legambiente Geofilos, Federazione “La Maddalena che vorrei”, AversaDonna, Terra Nostrum, Famiglia al Centro che, insieme ai cittadini Fortunato Allegro, fondatore della libreria sociale “il Dono”, e Luca De Rosa, già assessore all’epoca della giunta Ferrara, hanno inviato una lettera per chiedere che quella dei Cappuccini, tra le ultime aree verdi presenti in città, resti tale. – continua sotto – 

Riceviamo e pubblichiamo: «Aversa è la città più inquinata della provincia con picchi di Pm10 alti più di quattro volte rispetto al centro di Caserta, oltre ad essere classificata tra le peggiori città italiane con il 60% di suolo edificato e all’ultimo posto tra le città della provincia con soli 63 metri quadrati di suolo libero pro capite, dispone di appena 1,69 mq/ab di verde pubblico a fronte del minimo di 10 mq/ab stabilito dalla normativa regionale vigente. Aversa con il suo antico, fragile ed angusto sistema viario è al centro di una vasta conurbazione che insieme a Giugliano conta 450mila abitanti circa. Ci chiediamo, pertanto, a fronte di tali allarmanti dati, come possa oggi l’amministrazione Golia portare in Consiglio la discussione del cambio di destinazione d’uso di un suolo in zona Cappuccini da area verde a zona dedicata a servizi e per di più con un Puc (Piano Urbanistico Comunale) in redazione.

Ricordiamo che i “Cappuccini” rappresentano l’ultima e più estesa area verde della città, la cui zona è già destinata a standard verde e potenziale parco nel Prg, come lo era anche nel vecchio Piano di Fabbricazione. Nuove funzioni e nuove opere, benché necessarie, vanno pianificate e realizzate in aree già impermeabilizzate, senza sacrificare i già esigui terreni e suoli verdi di cui la città ancora dispone. Ci chiediamo, inoltre, il perché della costruzione di una nuova isola ecologica in tale citato standard che costerà ai contribuenti più di mezzo milione di euro, quando poi la città dispone già di due aree dedicate al Ccr (Centro Comunale Raccolta) e che al momento sono chiuse ed inutilizzate. E non regge la risposta perentoria di questa amministrazione con la quale si giustifica l’opera “per adempiere agli obblighi contrattuali con la Tekra”.

Ed è chiaro anche ad un bambino che sia più sostenibile mantenere un suolo libero nella prospettiva di farne un parco e di piantare alberi che perdere 2500 metri quadrati di terreno per un improbabile mercatino del riuso. E gli spogliatoi e le docce dei lavoratori sempre da realizzare nella nuova oasi ecologica non potevano essere allocati i siti di Ccr già presenti disponendo dei relativi adeguamenti funzionali? Facciamo funzionare quello che abbiamo senza gravare ancora sulla spesa pubblica! – continua sotto – 

Le associazioni chiedono garanzie che i terreni agricoli e le ultime aree verdi restino tali, ribadendo l’importanza della conservazione di tali aree a verde per gli equilibri microclimatici, per il ciclo di assorbimento naturale delle acque piovane, per l’uso a parchi verdi che ne può scaturire, per la piantumazione di nuovi alberi e per la vita e la nidificazione degli uccelli».

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