Usura, confermata in appello confisca da 7 milioni a imprenditore messinese

di Redazione

Nella giornata dell’11 gennaio la Direzione investigativa antimafia ha eseguito in provincia di Messina un decreto di confisca beni emesso dalla Corte di Appello peloritana. – continua sotto – 

Si tratta di un ingente patrimonio, del valore di circa 7 milioni di euro, riconducibile a un imprenditore dell’area nebroidea della provincia, operante nel settore della macellazione e commercializzazione di pellame, ritenuto – sulla base delle risultanze emerse dalle indagini condotte dalla Dia e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina – soggetto socialmente pericoloso a seguito di vicende giudiziarie per truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abusivismo finanziario e usura; delitto, quest’ultimo, per il quale è stato condannato con sentenza divenuta irrevocabile nel 2009.

L’imprenditore, peraltro, emerge quale soggetto menzionato da collaboratore di giustizia come operatore economico vicino ad ambienti mafiosi “nebroidei” e “tortoriciani”. L’attività investigativa ha permesso di accertare come l’uomo, nel periodo oggetto d’indagine, pur non avendo formalmente dichiarato redditi sufficienti a giustificare le rilevanti disponibilità economiche, sia riuscito ad accrescere il proprio patrimonio personale ed imprenditoriale ricorrendo anche all’intestazione di beni a congiunti e parenti.

Quello eseguito dalla Dia è un provvedimento di secondo grado successivo a quelli di sequestro e di confisca, emessi dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione già nel corso del 2020 nei confronti dell’imprenditore. Nel complesso, sono stati confiscati la quota pari al 50% di società nonché la quota pari al 20% del fondo consortile di un consorzio; 17 unità immobiliari (fabbricati e terreni); 20 mezzi personali ed aziendali e vari rapporti finanziari. IN ALTO IL VIDEO

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