Mafia nel Messinese, sequestro da 100 milioni al “re delle cooperative”. Coinvolto ex infermiere

di Redazione

Beni, società e diversi immobili sono stati sequestrati dalla polizia nell’area di Milazzo e dei Nebrodi, in provincia di Messina in una operazione antimafia. Congelate anche somme di denaro all’estero. Valore complessivo di circa 100 milioni di euro. – continua sotto –

L’operazione, denominata “Hera”, è stata coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Messina e attuata dalla divisione Anticrimine della questura della città dello Stretto, oltre che dal Servizio centrale anticrimine. Nel mirino degli inquirenti beni e assetti societari, cooperative sociali e aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel, immobili (tra cui numerose ville di consistente valore) che si trovano nell’area milazzese e nebroidea.

Il sequestro colpisce un ex infermiere, Santo Napoli, già consigliere comunale a Milazzo, coinvolto nell’operazione ‘Gotha 7’ del dicembre 2017 contro il clan dei ‘barcellonesi’. L’uomo, condannato con sentenza non definitiva, è al momento agli arresti domiciliari: secondo i magistrati, grazie al suo ruolo di pubblico amministratore, avrebbe consentito “l’aggiudicazione di appalti pubblici ad aziende di proprietà di sodali”. Altre aziende che si aggiudicavano gli appalti pubblici, invece, venivano sottoposte a estorsione. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, inoltre, hanno fatto emergere il ruolo dell’ex consigliere comunale nella gestione di alcune attività imprenditoriali nel settore della ristorazione che in realtà sarebbero attribuibili ai boss.

Dalle indagini è poi emersa la figura di un imprenditore, Giuseppe Busacca, 64 anni, di Ficarra (Messina) attivo da anni nel campo della formazione e titolare di numerose cooperative sociali, agricole e faunistiche. L’uomo, secondo gli investigatori, avrebbe “partecipato sin dall’inizio” agli investimenti mafiosi nel settore dell’intrattenimento pubblico incassando contributi “conseguiti in maniera fraudolenta”. Ai due personaggi al centro dell’inchiesta e ad altri prestanome erano riferiti altri beni (discoteche, sale per cerimonie, lounge bar, ristoranti, alberghi, cooperative e immobili), così come importanti somme di denaro trasferite all’estero: per gli investigatori tutto questo rappresentava “ricavo di attività illecite”. – continua sotto –

Per entrambi i soggetti, colpiti dal provvedimento, le indagini avrebbero inoltre disvelato la partecipazione a “super-società di fatto” e strutture societarie piramidali “destinate a dissimulare – è la tesi dell’accusa – l’origine illecita dei capitali ed il loro reimpiego in attività economiche apparentemente lecite, oltre che a dissimulare il circuito illegale del danaro, tramite la creazione di società ‘cartiere’ o con l’utilizzo dei fondi pubblici assegnati alle cooperative sociali nel contesto della formazione professionale. Queste realtà riguardavano anche: gestione di strutture residenziali per anziani, trasporto disabili e studenti, servizi di assistenza domiciliare, case rifugio per minori stranieri, emarginati, disagiati, attività di sportello sociale per famiglie in condizioni disagiate, servizi di segreteria e pulizie per poliambulatori pubblici gestiti dalle Asl locali, oltre che elettricisti ed operai.

Un complesso che avrebbe fruttato, solo tra gli anni 2000 e 2014, introiti superiori ai 100 milioni di euro successivamente riciclati nella casse sociali o distratti per finalità personali o per creare provviste di denaro occultate in fondi esteri. Gli inquirenti ritengono di avere ricostruito “un ventennio di operatività mafiosa nel tessuto sociale ed economico mamertino, con diramazioni anche nel capoluogo”. Sono in tutto 16 le società, di capitali e cooperative sociali, riferibili ai due soggetti milazzesi: attività che spaziano dai servizi sociali, in quanto assegnatarie di pubblici appalti per oltre un ventennio, alle cooperative agricolo/faunistiche e di trasformazione di prodotti suini nell’area nebroidea dove fruiscono di pubbliche sovvenzioni nel settore agricolo. In quest’ultimo settore, inoltre, sarebbero state messe in campo una serie di truffe in danno delle erogazioni gestite dall’Agea. Tra le accuse anche la turbata libertà negli incanti per l’aggiudicazione dei terreni agricoli dove sono oggi si trovano le cooperative agricolo-faunistiche destinate alla produzione di suini e alla macellazione dei prodotti con marchio ‘Doc’ sull’intero territorio nazionale.

Grazie alla collaborazione fornita dalle sedi locali dell’Agenzia delle Entrate è emersa inoltre “una colossale opera di defiscalizzazione, anche attraverso la creazione di falsi crediti di imposta, utilizzati anche per occultare le imponenti rendite di gestione, e soprattutto la sistematica utilizzazione delle cooperative sociali ed agricole quali vere e proprie società di capitali, pur giovandosi dei regimi di semplificazione fiscale, tributaria e lavoristica alle stesse concesse”. Lo scopo sarebbe stato quello di “abbattere radicalmente i costi di gestione e la tassazione relativa”. – continua sotto –

Per gli inquirenti, inoltre, “la comprovata confusione di capitali e beni che sono transitati tra le società di capitali che gestiscono i locali di pubblico intrattenimento e le cooperative ha consentito di disvelare imponenti operazioni di riciclaggio, artatamente nascoste nei fallimenti di talune società di capitali, alle quale ne sono subentrate altre con nuovi prestanome, rivelatisi operazioni di bancarotta fraudolenta”. Anche da queste operazioni sarebbero arrivati fiumi di denaro spostati all’estero. L’ultimo capitolo dell’inchiesta riguarda l’ottenimento da parte di queste compagini societarie di finanziamenti pubblici erogati dallo Stato nel quadro delle misure a sostegno dell’economia a causa del Covid-19. L’importo complessivo erogato è di circa 500mila euro.

Morra: “Un altro importante colpo alla mafia” – “Un nuovo ed importante colpo alla mafia, grazie all’operazione della Polizia di Stato e della Procura della Repubblica di Messina. Sono stati sequestrati beni per un valore di circa 100 milioni di euro: una spallata alla mafia”. È il commento di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, per il quale “è il risultato del brillante lavoro condotto dalla Divisione Anticrimine e dal Servizio Centrale Anticrimine, nel quadro di una la più ampia strategia di contrasto avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine. Questa è la dimostrazione che lo Stato ha gli strumenti e la forza per contrastare le mafie”. IN ALTO IL VIDEO

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