E’ morta Pupetta Maresca: la prima donna boss della camorra

di Redazione

Fu la prima donna boss della camorra Assunta Maresca, detta “Pupetta”, morta ieri sera, all’età di 86 anni, nella sua casa di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Malata da tempo, è stata colta da un arresto cardiaco. I funerali saranno celebrati domani. – continua sotto –

E’ stata protagonista della storia della camorra negli anni ’80, soprattutto per aver lanciato la sfida al “professore” Raffaele Cutolo, leader della Nuova Camorra Organizzata. Figlia del contrabbandiere Alberto Maresca, già da piccola manifestò un atteggiamento aggressivo: a scuola picchiò una compagna di classe e fu denunciata per lesioni; poi la vittima ritirò la denuncia. In gioventù vinse anche un titolo di miss.

L’ingresso “ufficiale” nella malavita avvenne il 27 aprile 1955 quando sposò Pasquale Simonetti, detto “Pascalone ‘e Nola”. Qualche mese dopo, il 15 luglio, Pascalone fu ucciso da Orlando Carlo Gaetano. Pupetta, incinta al sesto mese, si vendicò eliminando il presunto mandante, che poi era il testimone delle sue nozze, Antonio Esposito, detto “Totonno ‘e Pomigliano”. Ma la morte di Esposito non era solo frutto della vendetta di Pupetta ma, secondo gli inquirenti, si inquadrava anche nella guerra di camorra per la gestione del mercato ortofrutticolo. Maresca il 14 ottobre fu arrestata per quell’omicidio, e partorì in carcere Pasquale. Doveva scontare 13 anni e 4 mesi, ma fu graziata dopo oltre dieci anni di reclusione.

Quando uscì dal carcere sposò, nel 1970, Umberto Ammaturo, detto “‘o Pazzo”, tra i più pericolosi criminali italiani di tutti i tempi. Dalla loro unione nacquero due figli ma Ammaturo non ebbe mai buoni rapporti con il primogenito di Pupetta, Pasquale, avuto dal primo marito “Pascalone”. E quando il ventenne (che non accettava il nuovo compagno della madre) nel 1974 sparì in circostanze misteriose i sospetti si concentrarono proprio sul patrigno, sebbene non furono mai trovate prove. Ammaturo poi fuggì in Perù dove si rifece una vita con una nuova compagna. – continua sotto –

Pupetta divenne a tutti gli effetti un boss, opponendosi addirittura a Raffaele Cutolo. Fu ritenuta anche la mandante dell’omicidio di Ciro Galli, uomo di Cutolo, ucciso nel 1981. Poi, in piena guerra tra Nco e la Nuova Famiglia, il 13 febbraio 1982 tenne una conferenza stampa arrivando a minacciare apertamente Cutolo e la sua Nco: “Se per Nuova Famiglia si intende tutta quella gente che si difende dallo strapotere di quest’uomo, allora mi ritengo affiliata a questa organizzazione”.

Su di lei fu anche girata una fiction, “Pupetta – Il coraggio e la passione”, di Luciano Odorisio (2013), col suo personaggio interpretato da Manuela Arcuri. Ma alla sua storia sono stati dedicati anche film d’autore, “La sfida” di Francesco Rosi (1958) e “Il caso Pupetta Maresca” di Marisa Malfatti e Riccardo Tortora, del 1982, anche se, dopo una denuncia perché ritenuto “lesivo della reputazione della protagonista”, fu trasmesso integralmente solo nel 1994, quando il tribunale stabilì che non dovesse subire tagli. In un’occasione fu proprio lei attrice, nel 1967, interpretando se stessa nel film “Delitto a Posillipo”, diretto da Renato Parravicini. Si interessò anche alla moda, aprendo a Napoli due negozi di abbigliamento.

Nel 1986 fu arrestata nuovamente per affiliazione alla Nuova Famiglia e i suoi beni vennero sequestrati. Una volta libera ritornò a vivere a Castellammare di Stabia. Era comparsa in un processo l’ultima volta quando tra le prove fu portata una lettera a un imprenditore nella quale chiedeva un posto per il figlio e spiegava di essere stata rovinata dai pentiti.

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