‘Ndrangheta, fratello pentito ucciso a Pesaro: 4 fermi

di Redazione

Sono ritenuti al servizio della cosca Crea di Rizziconi (Reggio Calabria) i quattro uomini sottoposti a fermo dai carabinieri del Ros nell’inchiesta coordinata dalle Procure antimafia di Ancona e Reggio Calabria che hanno fatto luce sull’omicidio di Marcello Bruzzese, 51 anni, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese, ucciso in un agguato a Pesaro, il 25 dicembre 2018. – continua sotto –

La vendetta trasversale della cosca di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro si consumò il giorno di Natale in via Bovio, nel centro storico della città marchigiana. Gli uomini del clan agirono conoscendo la località protetta dove risiedevano i familiari del pentito Bruzzese. I sicari, incappucciati, attesero Marcello Bruzzese fuori dalla sua abitazione, sparandogli contro un intero caricatore con una pistola automatica calibro 9 all’interno del garage in cui aveva fatto retromarcia con la sua Peugeot.

Marcello Bruzzese era già sfuggito a un agguato di ‘Ndrangheta nel luglio del 1995, a Rizziconi. In quell’occasione morirono il padre Domenico e il marito di una sorella. Lui venne ferito gravemente ma riuscì a sopravvivere. Era arrivato in città con la sua famiglia (moglie e tre figli) la prima volta nel 2008 ma poi se ne andò in Francia per un certo periodo, fino a tornare a Pesaro con un programma di protezione da parte dello Stato.

Le indagini hanno condotto all’identificazione di Vincenzo Larosa di Rizziconi, Michelangelo Tripodi di Vibo Valentia e Francesco Candiloro quali organizzatori ed esecutori materiali del delitto, permettendo di ricostruire le varie fasi in cui il progetto omicidiario è stato portato a compimento. Le verifiche condotte hanno consentito di accertare come nei periodi immediatamente precedenti all’omicidio gli indiziati avevano condotto minuziosi e ripetuti sopralluoghi per studiare le abitudini della vittima, servendosi, in queste circostanze, di documenti falsi e di una serie di accorgimenti utili a impedire la propria identificazione. E’ stato anche accertato che gli stessi avevano esteso le attività di sopralluogo e monitoraggio anche ai fratelli di Marcello Bruzzese, residenti in altre e diverse località protette, e in tale ottica avevano eseguito anche tentativi di contattare i Bruzzese sul web attraverso account fittizi. – continua sotto –

Le investigazioni della Procura distrettuale reggina, svolte stretto raccordo operativo con quella di Ancona, completano il quadro ricostruttivo in quanto collocano T.M. nel contesto mafioso calabrese. L’uomo, infatti, è stato raggiunto anche dal provvedimento precautelare emesso dalla Procura reggina poiché gravemente indiziato di appartenere alla ‘ndrangheta ed in particolare alla cosca Crea, quale uomo di fiducia di Domenico Crea, esponente di vertice della suddetta articolazione mafiosa.

Il provvedimento restrittivo ha inoltre riguardato Rocco Versace, indagato per essere partecipe della cosca Crea, il quale nel corso del tempo ha intrattenuto strette relazioni con il capo cosca Teodoro Crea. Dalle indagini è emerso come Michelangelo Tripodi e Vincenzo Larosa stavano pianificando più attentati omicidiari nell’interesse di Domenico Crea, anche come ritorsione per l’emissione della sentenza di condanna emessa il 12 dicembre del 2020 dalla Corte di appello di Reggio Calabria a carico di Teodoro, Giuseppe e Antonio Crea.

E’ emerso, inoltre, il coinvolgimento di Francesco Candiloro nella pianificazione di attentati omicidiari. Il vasto compendio probatorio raccolto dalle attività condotte dal Ros, ha permesso di circoscrivere il movente dell’azione omicidiaria nella vendetta trasversale, nell’interesse della cosca Crea, per la collaborazione avviata da Girolamo Biagio Bruzzese nel 2003. Non è stata, infatti, individuata alcuna causale alternativa riconducibile a rapporti personali tra gli esecutori dell’omicidio e la vittima, e inoltre le propalazioni del collaboratore di giustizia Bruzzese non hanno riguardato gli indiziati. All’omicidio va quindi attribuita una valenza strategica, in quanto necessario a rimarcare la perpetuazione dell’operatività della cosca Crea e della sua capacità di intimidazione, nonché a scoraggiare, nell’ambito della consorteria, ulteriori defezioni collaborative. IN ALTO IL VIDEO

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