Gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia, i militari dello Scico di Roma e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia diretta dal procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho e della locale Procura Antimafia, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un ulteriore provvedimento ablativo emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – presieduta dalla dottoressa Ornella Pastore, in ordine all’operazione “Energie Pulite”, risalente all’ottobre del 2020, nei confronti di 18 imprese/società commerciali sedenti sia in Italia sia all’estero, nonché 18 immobili, 7 automezzi, una imbarcazione da diporto, 10 orologi di pregio (Rolex, Paul Picot, Baume & Mercier), disponibilità finanziarie e rapporti bancari/assicurativi, per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro.
La figura criminale degli indagati era emersa anche nel corso dell’operazione “Martingala”, condotta nel febbraio 2018 da personale della Dia e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria con l’esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso nei confronti di 27 persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, di beni, di utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale nonché associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni e reati fallimentari nonché con il sequestro di 51 società, 19 immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di circa 100 milioni.
In dettaglio, le indagini avevano consentito di accertare l’esistenza di un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti, con base a Bianco (Reggio Calabria) e proiezioni operative non solo in tutta la provincia reggina, ma anche in altre regioni italiane e persino all’estero, i cui elementi di vertice erano stati identificati in membri delle famiglie Barbaro “I Nigri” di Platì, Nirta “Scalzone” di San Luca.

