Aste giudiziarie controllate dalla camorra: 7 arresti nel Napoletano

di Redazione

Afragola (Napoli) – Atti intimidatori per influenzare l’esito di almeno tre aste giudiziarie e assicurare un controllo camorristico. E’ quanto hanno scoperto gli investigatori della polizia e della Direzione distrettuale antimafia che contestano a sette persone i reati, aggravati dal metodo mafioso, di turbata libertà degli incanti, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco clandestine. – continua sotto – 

Tra gli indagati figura un elemento ritenuto dagli inquirenti storicamente vicino al clan Moccia di Afragola, Antonio Lucci, 56 anni, finito in carcere insieme a Ferdinando Lucci, 31 anni, di Napoli; Pasquale D’Auria, 59, di Arzano; Massimo Gazzerro, 51, di Afragola; Rocco Fatale, 54, di Cardito; e Ciro Lucci, 25, di Napoli. Ai domiciliari Vincenzo Rodondini, 53 anni, di Afragola. – continua sotto – 

Dalle indagini è emerso che i partecipanti alle aste finiti nella morsa della camorra, attraverso minacce, sono stati obbligati ad abbandonare oppure a pagare una tangente. L’episodio più cruento risale allo scorso 25 novembre quando gli estorsori hanno intimidito i partecipanti a un’asta in corso presso uno studio notarile di Napoli affinché desistessero o, in alternativa, versassero un prezzo per l’acquisto. Immobili, come poi emerso, che si trovano tra Afragola e Casoria, popolosi comuni alle porte di Napoli dove, secondo la Dda, è presente il clan dei Moccia. La persona aggiudicataria dell’immobile che non aveva ceduto alle pressione degli estorsori fu vittima di un vero e proprio attentato, perpetrato prima con minacce poi con cinque colpi d’arma da fuoco esplosi contro il portone d’ingresso della sua abitazione. Il secondo concorrente, dopo le minacce, è stato costretto a versare 20mila euro. – continua sotto – 

La seconda asta finita sotto indagine, tenutasi lo scorso 2 dicembre in uno studio professionale di Aversa (Caserta), andò invece deserta a causa delle minacce dei malviventi che così intendevano far calare la base d’offerta. Il giorno dopo, il 3 dicembre, a subire le intimidazioni è stata una persona che aveva acquisito un immobile in un’asta presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

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