“Diario 2004-2020”, Arianna Sacerdoti presenta il suo nuovo libro in diretta Fb

di Redazione

Santa Maria Capua Vetere (di Carla Caputo) – Attraverso un lungo ed invisibile filo di Arianna, la vita diventa poesia e la poesia si fa vita. È questo l’intenso percorso ciclico su cui ci incammina la nuova raccolta poetica di Arianna Sacerdoti, “Diario. 2004-2020”, edito dalla Homo Scrivens. – continua sotto – 

Il libro sarà presentato domenica 17 gennaio, alle ore 18.30, in diretta Facebook, sulla pagina della libreria “Spartaco” di Santa Maria Capua Vetere. Ad accompagnare l’autrice, nonché docente di Lingua e Letteratura Latina presso il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali (DiLBeC) dell’Università degli Studi della Campania “Vanvitelli”, il professor Vincenzo Caputo, docente di Letteratura Italina presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, e l’editore Aldo Putignano. La lettura delle diverse poesie è a cura di Mariarosaria Riccio della Homo Scrivens. – continua sotto – 

“Diario” si propone come un vero e proprio romanzo autobiografico in versi, in cui la persona si spoglia del personaggio e si veste di sola vita vissuta, in cui, solo a volte, in incisi e in incidentali torna il poeta, a mo’ di voce fuori campo. Insomma, una confessione alla poesia e ai lettori. L’arco temporale scelto si fa tappeto di parole, immagini, viaggi, luoghi e persone che sembrano assumere concretezza e addirittura un profumo, la cui scia è capace di condurre il lettore proprio in quei piccoli, ma essenziali momenti di vita quotidiana che la Sacerdoti ricostruisce in uno stile tutto suo. Un attento labor limae, armonia e una tenerezza che solo i ricordi sanno lasciare, rendono “Diario” uno sconfinato pezzo di vita di cui solo la poesia poteva essere suo portavoce e di cui l’autrice ci ha fatto dono di condivisione. Abbiamo rivolto alcune domande all’autrice. – continua sotto – 

Come nasce la raccolta poetica “Diario”?  «La raccolta poetica ‘Diario’ nasce dal desiderio di continuare il dialogo coi lettori già iniziato con le raccolte precedenti (‘Sentieri diversi’ e ‘Parole a Cuba’»). La stessa parola “diario” rimanda a qualcosa di fortemente personale, autobiografico. Quanta vita vissuta c’è nelle sue poesie? Quali sono le immagini, le esperienze, le persone che più ricorrono nelle sue poesie? «Le mie poesie sono autobiografiche. Scrivo per necessità, fin da quando ero una bambina, e i miei vissuti, anche quelli più tormentati, trovano spazio nei versi. Sicuramente, a tornare spesso nei miei versi è la figura di mio padre, scomparso nel 2013». – continua sotto – 

Quanto la sua vita influenza la sua poesia e quanto la poesia influenza la sua vita? Cos’è per lei la poesia? «Si influenzano vicendevolmente. La mia concezione di poesia ha a che fare con la ricerca, sia a livello tematico che stilistico. Una ricerca che parte però dell’immediatezza, per poi raffinarsi con la tecnica e il labor limae». Com’è cambiata la sua poesia nel tempo? «La mia poesia è cambiata nel tempo: da quando ho iniziato a lavorare all’università, nel 2009, si è fatta più piana e concreta, salvo poi negli ultimissimi anni ritornare più criptica». – continua sotto – 

Nel libro ci sono diverse poesie che parlano dei suoi studenti. Quanto il suo ruolo di insegnante influenza la sua poesia? «Gli studenti influenzano molto la mia poesia e tutta la mia vita. Non sarei la stessa senza questo bellissimo lavoro di docente e studiosa. Sento miei ex studenti ogni giorno e il lavoro mi fa stare bene». La poesia “Approdare” termina con un desiderio “sogno di approdare”: quale sarebbe il suo approdo ideale? «Il mio approdo ideale sarebbe quello degli affetti: ritrovare tutte le persone significative della mia vita, quelle scomparse e quelle che non vedo più».

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