Aversa, “consumo suolo zero”: i pareri del mondo imprenditoriale e professionale

di Redazione

Aversa (Caserta) – Dopo l’inserimento della volontà di consumo di suolo zero, ma anche di perseguimento di rigenerazione urbana e territoriale, sostenibilità ambientale, ecologica e sociale, e rafforzamento della resilienza urbana, tra gli indirizzi per la redazione del nuovo Puc – Piano urbanistico comunale da parte della giunta presieduta dal sindaco Alfonso Golia (leggi qui), abbiamo raccolto le reazioni del mondo imprenditoriale e professionale. – continua sotto – 

Massimiliano Santoli, presidente di Piccole Imprese di Confindustria Caserta: “Non si può che plaudire alla decisione di andare verso il consumo zero all’interno della redazione del Puc, ma dobbiamo pensare anche alla tutela dei terreni agricoli, nelle ipotesi di espansione, e da un programma di recupero del centro storico. Il nostro territorio è pieno di eccellenze di produzione agricola che sono parte integrante di una filiera agro alimentare che va tutelata; il nostro centro storico versa, ed è sotto gli occhi di tutti, in uno stato di totale abbandono.  Il consumo zero del suolo a mio avviso non deve essere solo letto nell’ottica di un blocco dei perimetri della città, può essere e deve essere letto nell’ottica più elastica di saldo zero del suolo. Scindere lo sviluppo urbano, che in alcuni casi può essere una risorsa per la città, dal consumo ridotto del suolo, questo possiamo farlo ripristinando ad usi agricoli o seminaturali aree di superficie analoga in precedenza urbanizzate e impermeabilizzate. Ma tutto questo deve passare anche per la digitalizzazione dello sportello unico dell’edilizia per garantire trasparenza in tutti i processi”. – continua sotto – 

Fabrizio Perla, avvocato amministrativista: “Senza entrare nella vicenda politica di questi giorni, devo però premettere di non guardare con grande favore a deliberati adottatati in uno scenario come quello attuale da “ultimi giorni di Pompei”, su argomenti di tale rilevanza, collocati in un più ampio e complesso percorso amministrativo, quale quello del Puc, che richiederebbe invece stabilità, programmazione e capacità di attuarla. Ciò detto, all’atto pratico, se da un lato non sono in discussione – ed ovviamente condivisibili –  le ‘buone intenzioni’ di cui alla Delibera, va detto con chiarezza che si tratta evidentemente ancora di generiche e prodromiche affermazioni, ben lontani da quello che sarà poi lo strumento urbanistico vero e proprio e che si rivelerà, nella sua nuda verità, nel bene e nel male”. – continua sotto – 

Luigi della Gatta, presidente dei Costruttori di Confindustria Caserta: “La delibera in questione parla non solo di consumo zero, ma anche di rigenerazione urbana, perequqzione urbanistica, di sostenibilità ambientale, ecologica e sociale, di rafforzamento della resilienza urbana. Sottoscrivo appieno quanto previsto nella delibera ma altresi rilevo che quanto scritto in questa delibera a Milano lo fanno già da dieci anni. Ad Aversa si fa solo atti di indirizzo ma in realtà la città è immobile e decadente ormai da decenni. Abbiamo un centro storico che sta cadendo a pezzi. Il piano di recupero è scaduto da 10 anni e sarebbe completamente da buttare perché le misure che contiene bloccano ogni possibilità di rigenerazione urbanistica. Il Puc doveva essere completato anni orsono, invece siamo ancora agli indirizzi. Smettiamola di fare campagna elettorale e procediamo con i fatti! Altrimenti altro che lobby del cemento…ci vorranno società di recupero…per le macerie”. – continua sotto – 

Gianluca Cioffi, docente presso il dipartimento di Architettura della Vanvitelli: “Sul consumo di suolo zero si parla tanto e in realtà esistono già direttive sia Europee che internazionali.  Il fenomeno dello spreco di suolo se considerato insieme al fenomeno dell’impermeabilizzazione (meno evidente) può avere effetti disastrosi sia in termini di impatto ambientale che di dissesto idrogeologico. Volendo traslare questo problema al territorio dell’Agro aversano, e di Aversa in maniera specifica, è del tutto evidente come il consumo di suolo zero debba essere un imperativo, tanto più che ad Aversa suoli liberi a disposizioni non ce ne sono quasi più e quei pochi rimasti, lungo le fasce di confine, andrebbero preservati proprio per consentire una fascia cuscinetto utile a non far saldare fisicamente i comuni confinanti. In più, le poche aree salve, più interne al territorio comunale, dovrebbero essere utilizzate come veri e propri carotaggi di un sistema denso che possano consentire, come delle corti a cielo aperto, il riciclo e la circolazione dell’aria e possano inoltre servire per attività all’aperto. In conclusione, Aversa non può più permettersi il lusso di costruire nuove abitazioni, ma, eventualmente potrebbe rafforzare il proprio ruolo di città di servizi riconvertendo i molti edifici pubblici o privati rimasti inutilizzati sul territorio, spostando la nuova domanda residenziale più nei comuni circostanti, più economici dal punto di vista immobiliare e che comunque sfrutterebbero i servizi presenti a pochi chilometri di distanza da loro”. – continua sotto – 

Romualdo Guida, urbanista, cultore di storia patria: “In una città con un’altissima densità abitativa ed una espansione incontrollata per anni, dagli anni Sessanta del Secolo scorso fino…ad oggi, non ci può manco sfiorare il pensiero di una ulteriore edificazione. È evidente, però, che le ‘attrezzature’ pubbliche o di uso pubblico non possono essere impedite. Tutti i cosiddetti ‘parchi’ della speculazione edilizia sono pressoché senza servizi e aree inedificate sono quasi pari a…zero (il suolo è già stato consumato interamente!). Molto può essere fatto recuperando il costruito che, nel Centro Storico, anche per la precarietà delle strutture, è pressoché vuoto. Ecco, allora che va presa in considerazione la rigenerazione urbana. Ma attenzione: alcune attrezzature come un Auditorium con un palcoscenico abbastanza grande per rappresentazioni di opere liriche, per esempio, non è inseribile in nessun immobile più o meno recente. I Teatri, in genere, necessitano di strutture progettate apposta. Con particolari accorgimenti per l’acustica, innanzitutto, ma anche per le opportune strutture di sicurezza (corridoi, uscite ecc.). Consumo di suolo zero sì ma senza atteggiamenti ‘talebani’ per quanto riguarda le attrezzatura pubbliche o di uso pubblico…ancorché private (una clinica, per esempio)”.

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