Attività “extra” incompatibili, contestato danno erariale da 1 milione a docente universitario

di Redazione

Avrebbe percepito, tra il 2013 e il 2019, “dei compensi al di fuori dell’attività istituzionale, esercitando attività incompatibili con il proprio status di dipendente pubblico”, il professore a tempo pieno della facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia a cui la Procura regionale della Corte dei Conti ha inviato nei giorni scorsi un invito a dedurre, contestandogli un danno erariale di circa un milione di euro. – continua sotto –

Le indagini, svolte dal Nucleo Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Modena, sono state avviate a seguito di accertamenti preliminari da cui è emerso che il docente “aveva percepito, nel periodo 2013-2019, dei compensi al di fuori dell’attività istituzionale, esercitando attività incompatibili con il proprio status di dipendente pubblico”. In particolare, si legge in una nota delle Fiamme gialle, è stato accertato che “il professore, titolare del 100% delle quote di una società a responsabilità limitata, per dissimulare la propria attività industriale-commerciale, aveva nominato prima un nipote e poi un figlio legali rappresentanti dell’azienda”. In realtà, la società veniva gestita dallo stesso professore, che si occupava direttamente anche delle commesse. La società in questione, inoltre, “aveva stipulato una serie di contratti con ditte esterne, facendo figurare che le attività venivano svolte da familiari”, ma quando gli investigatori hanno contattato le aziende committenti, queste ultime “hanno negato di aver avuto contatti con i familiari e affermato di averli avuti direttamente con il docente”. – continua sotto –

Complessivamente, i finanzieri hanno quantificato 567.564,91 euro di incarichi non consentiti, ricondotti ad attività libero professionali “assolutamente incompatibili con lo status di docente”. A questi si aggiungono “41.760 euro di docenze extraistituzionali non autorizzate in altri enti”, e al docente vengono anche contestati “55.505 euro derivanti dal ricalcolo della retribuzione concessa, quale pubblico dipendente a tempo definito, anziché a tempo pieno, e 285.906 euro di utili di impresa che non poteva esercitare o amministrare”. IN ALTO IL VIDEO

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