Faida nel clan dei casalesi: fatta luce su omicidio Cioffo dopo 30 anni

di Redazione

Dopo trent’anni viene fatta luce sull’omicidio di Nicola Cioffo, avvenuto a Villa Literno (Caserta) il 3 febbraio del 1990, nell’ambito della faida di camorra interna al clan dei casalesi tra gli Schiavone, capeggiati dal boss Francesco “Sandokan” Schiavone, e i “bardelliniani”, questi ultimi legati ad Antonio Bardellino, fondatore del clan. Stamani i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 6 novembre scorso dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, nei confronti di Corrado De Luca e di Salvatore Verde, entrambi già detenuti per altra causa nei penitenziari di Caltanissetta e Rossano (Cosenza), ritenuti responsabili in concorso di omicidio premeditato, con l’aggravante di aver commesso il delitto con lo scopo di agevolare il clan dei Casalesi.

L’indagine, condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Caserta tra gli anni 2018 e 2019 sotto il coordinamento della Dda di Napoli, anche attraverso il riscontro di molteplici dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, ha consentito di accertare la responsabilità dei due in ordine all’omicidio di Cioffo. In particolare, le ricostruzioni investigative hanno consentito di identificare quali esecutori materiali Luigi Venosa (deceduto il 7 agosto 2018), Corrado De Luca e Salvatore Verde e accertare la dinamica dell’agguato.

Nicola Cioffo, alias “Torroncino”, quel giorno era stato condotto nell’abitazione di Luigi Venosa, ai tempi capo dell’omonimo gruppo criminale, venendo dapprima pestato con violenza e poi attinto da diversi colpi d’arma da fuoco. I killer, per disfarsi del corpo, mentre Cioffo era ancora vivo, lo caricavano a bordo di una vettura e lo trasportavano nelle campagne di Villa Literno, in località “Ciannitiello”, dandolo alle fiamme ed esplodendoli contro altri proiettili. Un’esecuzione che lasciava comprendere che l’omicidio era stato decretato in virtù dell’appartenenza criminale di Cioffo ai “bardelliniani” e, quindi, da inquadrare nella guerra di camorra, avvenuta tra gli anni ‘80 e ‘90, tra le due fazioni dei casalesi. Gli Schiavone, infatti, come documentato già dai numerosi provvedimenti giudiziari che hanno ricostruito gli assetti dell’organizzazione criminale, a ridosso degli anni ‘90 avevano stabilito l’eliminazione fisica di tutto il gruppo dei “bardelliniani” al fine di acquisire l’egemonia criminale territoriale e imponendosi così in regime monopolistico nella gestione illecita dei rifiuti, delle estorsioni e nell’aggiudicazione degli appalti delle opere pubbliche.

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